Dīgha Nikāya

Maha-nidana Sutta

15. Il discorso delle grandi cause

La dipendenza del nascere

Così ho sentito. Una volta il Sublime viveva fra i Kuru. Ora, i Kuru hanno una città chiamata Kammasadhamma. Là il Ven. Ananda si avvicinò al Sublime e dopo averlo salutato con riverenza, si sedette ad un lato. Appena seduto disse al Sublime: “E’ stupendo, signore, è meraviglioso, com’è profonda questa dipendenza del nascere, e com’è profonda la sua apparenza, inoltre mi sembra così chiara.”

[Il Buddha:] “Non dire così, Ananda. Non lo dire. Profonda è questa dipendenza al nascere, profondo il suo aspetto. è perché non capendo e non penetrando questo Dhamma che questa generazione è come una matassa aggrovigliata, una palla nodosa di corde, come giunchi coperti di stuoie e canne, non va oltre la trasmigrazione, oltre i piani di privazione, di dolore e di cattive destinazioni.

Se si chiede: ‘C’è una condizione per la vecchiaia e la morte? ‘. Si dovrebbe rispondere: ‘C’è.’

Se si chiede: ‘Da quale condizione derivano la vecchiaia e la morte ? ‘Si dovrebbe dire: ‘La vecchiaia e la morte derivano dalla nascita.’

Se si chiede: ‘C’è una condizione per la nascita? ‘Si dovrebbe rispondere: ‘C’è.’

Se si chiede: ‘Da quale condizione deriva la nascita? ‘Si dovrebbe dire: ‘La nascita deriva dal divenire.’

Se si chiede: ‘C’è una condizione per il divenire? ‘Si dovrebbe rispondere: ‘C’è.’

Se si chiede: ‘Da quale condizione deriva il divenire ? ‘Si dovrebbe dire ‘Il divenire deriva dall’attaccamento. ‘

Se si chiede: ‘C’è una condizione per l’attaccamento? ‘Si dovrebbe rispondere: ‘C’è.’

Se si chiede: ‘Da quale condizione deriva l’attaccamento? ‘Si dovrebbe dire: ‘L’attaccamento deriva dalla brama.’

Se si chiede: ‘C’è una condizione per la brama? ‘Si dovrebbe rispondere: ‘C’è.’

Se si chiede: ‘Da quale condizione deriva la brama? ‘Si dovrebbe dire: ‘La brama deriva dalle sensazioni.’

Se si chiede: ‘C’è una condizione per le sensazioni? ‘Si dovrebbe rispondere: ‘C’è.’

Se si chiede: ‘Da quale condizione derivano le sensazioni ? ‘Si dovrebbe dire: ‘Le sensazioni derivano dal contatto.’

Se si chiede: ‘C’è una condizione per il contatto? ‘Si dovrebbe rispondere: ‘C’è.’

Se si chiede: ‘Da quale condizione deriva il contatto? ‘Si dovrebbe dire: ‘Il contatto deriva da “nome e forma.”’

Se si chiede: ‘C’è una condizione per “nome e forma"? ‘Si dovrebbe rispondere: ‘C’è.’

Se si chiede: ‘Da quale condizione richiesta derivano “nome e forma"? ‘Si dovrebbe dire: ‘“Nome e forma” derivano dalla coscienza.’

Se si chiede: ‘C’è una condizione per la coscienza? ‘Si dovrebbe rispondere: ‘C’è.’

Se si chiede: ‘Da quale condizione deriva la coscienza? ‘Si dovrebbe dire: ‘La coscienza deriva da “nome e forma”.’

Così, Ananda, da “nome e forma” deriva la coscienza. Dalla coscienza derivano “nome e forma.” Da “nome e forma” deriva il contatto. Dal contatto derivano le sensazioni. Dalle sensazioni deriva la brama. Dalla brama deriva l’attaccamento. Dall’attaccamento deriva il divenire. Dal divenire deriva la nascita. Dalla nascita derivano vecchiaia, morte, dolore, lamentazione, sofferenza, angoscia e disperazione. Tale è l’origine di questa massa intera di sofferenza.

Vecchiaia e Morte

Dalla nascita derivano vecchiaia e morte.’ Così è stato detto. Se non ci fosse la nascita per tutti, in ogni modo e ovunque—come, di deva nella dimensione dei deva, di esseri celesti nella dimensione degli esseri celesti, di spiriti nella dimensione degli spiriti, di demoni nella dimensione dei demoni, di esseri umani nella dimensione umana, di quadrupedi nella dimensione dei quadrupedi, di uccelli nella dimensione degli uccelli, di serpenti nella dimensione dei serpenti o di qualsiasi essere nella sua dimensione—con l’assenza assoluta della nascita, dalla cessazione della nascita, vecchiaia e morte avrebbero senso?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per la vecchiaia e la morte: la nascita.

Nascita

Dal divenire deriva la nascita.’ Così è stato detto. Se non ci fosse il divenire per tutti, in ogni modo e ovunque—come, il divenire sensuale, il divenire della forma, o il divenire amorfo—con l’assenza assoluta del divenire, dalla cessazione del divenire, la nascita avrebbe senso?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per la nascita: il divenire.

Il Divenire

Dall’attaccamento deriva il divenire.’ Così è stato detto. Se non ci fosse l’attaccamento per tutti, in ogni modo e ovunque—come, l’attaccamento alla sensualità, l’attaccamneto a precetti e pratiche, l’attaccamento a teorie o all’esistenza di un Sé—con l’assenza assoluta dell’attaccamento, dalla cessazione dell’attaccamento, il divenire avrebbe senso?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per il divenire: l’attaccamento.

Attaccamento

Dalla brama deriva l’attaccamento.’ Così è stato detto. Se non ci fosse la brama per tutti, in ogni modo e ovunque—come, la brama per la sensualità, la brama per il divenire, la brama per il non divenire—con l’assenza assoluta della brama, dalla cessazione della brama, l’attaccamento avrebbe senso?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per l’attaccamento: la brama.

Brama

Dalle sensazioni deriva la brama.’ Così è stato detto. Se non ci fossero le sensazioni per tutti, in ogni modo e ovunque—come, le sensazioni nate dal contatto dell’occhio, nate dal contatto dell’orecchio, nate dal contatto del naso, nate dal contatto della lingua, nate dal contatto del corpo, o nate dal contatto dell’intelletto—con l’assenza assoluta delle sensazioni, dalla cessazione delle sensazioni, la brama avrebbe senso?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per la brama: le sensazioni.

Dipendenza dalla brama

“Ora, la brama dipende dalle sensazioni, mentre il desiderare dipende dalla brama, l’aggregato dipende dal desiderare, il prendere atto dell’esistenza dipende dall’aggregato, il desiderio e la concupiscenza dipendono dal prendere atto dell’esistenza, l’attaccamento dipende dal desiderio e dalla concupiscenza, il senso di possesso dipende dall’attaccamento, l’egoismo dipende dal senso di possesso, il difendere (le proprie cose) dipende dall’egoismo, e perciò vi sono diversi mali, fenomeni nocivi come: armarsi con bastoni e coltelli; conflitti, litigi e dispute; accuse, discorsi che dividono e bugie.

Se non ci fosse il difendere (le proprie cose) per tutti, in ogni modo e ovunque, con l’assenza assoluta del difendere, dalla cessazione del difendere, diversi mali, fenomeni nocivi—come, armarsi con bastoni e coltelli; conflitti, litigi e dispute; accuse, discorsi che dividono e bugie—ci sarebbero?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione della nascita di diversi mali, fenomeni nocivi—armarsi con bastoni e coltelli; conflitti, litigi e dispute; accuse, discorsi che dividono e bugie: il difendere (le proprie cose).

Il difendere dipende dall’egoismo.’ Così è stato detto. Se non ci fosse l’egoismo, in ogni modo e ovunque, avrebbe senso il difendere con l’assenza assoluta dell’egoismo, dalla cessazione dell’egoismo?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per il difendere: l’egoismo.

Similmente la catena delle condizioni: egoismo, attaccamento, senso di possesso, desiderio e concupiscenza, prendere atto dell’esistenza, aggregati e desiderare

Il desiderare dipende dalla brama.’ Così è stato detto. Se non ci fosse la brama, in ogni modo e ovunque—come, la brama per la sensualità, per il divenire, per il non divenire—con l’assenza assoluta della brama, dalla cessazione della brama, il desiderare avrebbe senso?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per il desiderare: la brama. Così, Ananda, questi due fenomeni [la catena delle condizioni che conducono dalla brama alla nascita, vecchiaia e morte, e la catena delle condizioni che conducono dalla brama a dispute, ecc.], sono intesi come una dualità.

Sensazioni

‘Dal contatto derivano le sensazioni.’ Così è stato detto. Se non ci fosse il contatto in ogni modo e ovunque—come, il contatto dell’occhio, dell’orecchio, del naso, della lingua, del corpo o dell’intelletto—con l’assenza assoluta del contatto, dalla cessazione del contatto, le sensazioni avrebbero senso?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per le sensazioni: il contatto.

Contatto

Da “nome e forma” deriva il contatto.’ Così è stato detto. Se le qualità o caratteristiche, i tratti del volto, i segni indicatori di un nome (di un’attività mentale) fossero del tutto assenti, la designazione del nome e della forma (il corpo fisico) avrebbero senso?”

“No, signore.”

“Se queste caratteristiche, questi segni indicatori di “nome e forma” fossero del tutto assenti, la designazione del contatto avrebbe senso?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per il contatto: “nome e forma.”

Nome e forma

Dalla coscienza derivano “nome e forma.” Così è stato detto. Se la coscienza non discendesse nell’utero della madre, “nome e forma” prenderebbero forma nell’utero?”

“No, signore.”

“Se, dopo essere discesa nell’utero, la coscienza cessasse, “nome e forma” esisterebbero in questo mondo?”

“No, signore.”

“Se la coscienza di un giovane ragazzo o di una ragazza fosse estirpata, “nome e forma” crescerebbero e raggiungerebbero la maturità?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per “nome e forma": la coscienza.”

Coscienza

Da “nome e forma” deriva la coscienza.’ Così è stato detto. Se la coscienza non sorgesse nel nome e nella forma, avrebbero luogo: nascita, vecchiaia, morte e dolore inl futuro?”

“No, signore.”

“Così questa è una causa, questa è una ragione, questa è un’origine, questa è una condizione per la coscienza: il nome e la forma.

“Questa è la dimensione, la causa per cui c’è nascita, vecchiaia, morte, trapassare e rinascere. Questa è la dimensione per cui ci sono i segni di designazione, espressione e delineazione. Questa è la dimensione dove si estende la sfera della conoscenza, dove opera il circolo vizioso di questo mondo—come, “nome e forma” insieme con la coscienza.

Delineazione di un Sé

A quale dimensione, Ananda, si delinea un sé? Delineando un sé posseduto di forma e limitato, si delinea: ‘Il mio sé è posseduto di forma ed è limitato.’ O, delineando un sé posseduto di forma ed infinito, si delinea: ‘Il mio sé è posseduto di forma ed è infinito.’ O, delineando un sé amorfo e limitato, si delinea: ‘Il mio sé è amorfo ed è limitato.’ O, delineando un sé amorfo ed infinito, si delinea: ‘Il mio sé è amorfo ed è infinito.’

Ora, colui che, delineando un sé, lo delinea come posseduto di forma e limitato, lo delinea come posseduto di forma e limitato nel presente, o [naturalmente] è posseduto di forma e limitato [ nel futuro/dopo la morte], o crede che: ‘Anche se non è ancora così, lo convertirò ad essere così.’ Quindi, una teoria immutabile di un sé posseduto di forma e limitato l’ossessiona.

Colui che, delineando un sé, lo delinea come posseduto di forma ed infinito, lo delinea come posseduto di forma ed infinito nel presente, o [naturalmente] posseduto di forma ed infinito [ nel futuro/dopo la morte], o crede che: ‘Anche se non è ancora così, lo convertirò ad essere così.’ Quindi, una teoria immutabile di un sé posseduto di forma ed infinito l’ossessiona.

Colui che, delineando un sé, lo delinea come amorfo e limitato, lo delinea come amorfo e limitato nel presente, o [naturalmente] amorfo e limitato [ nel futuro/dopo la morte], o crede che: ‘Anche se non è ancora così, lo convertirò ad essere così.’ Quindi, una teoria immutabile di un sé amorfo e limitato l’ossessiona.

Colui che, delineando un sé, lo delinea come amorfo ed infinito, lo delinea come amorfo ed infinito nel presente, o [naturalmente] amorfo ed infinito [nel futuro/dopo la morte], o crede che: ‘Anche se non è ancora così, lo convertirò ad essere così.’ Quindi, una teoria immutabile di un sé amorfo ed infinito l’ossessiona.

Nessuna delineazione di un Sé

A quale dimensione, Ananda, non si delinea un sé? Se non si delinea un sé posseduto di forma e limitato, non si delinea che: ‘Il mio sé è posseduto di forma e limitato.’ O, non delineando un sé posseduto di forma ed infinito, non si delinea che: ‘Il mio sé è posseduto di forma ed infinito.’ O, non delineando un sé amorfo e limitato, non si delinea che: ‘Il mio sé è amorfo e limitato.’ O, non delineando un sé amorfo ed infinito, non si delinea che: ‘Il mio sé è amorfo ed infinito.’

Ora, colui che, non delineando un sé, non lo delinea come posseduto di forma e limitato, non lo delinea come posseduto di forma e limitato nel presente, né lo delinea come posseduto di forma e limitato [ nel futuro/dopo la morte], né crede che: ‘Anche se non è ancora così, lo convertirò ad essere così.’ Quindi, una teoria immutabile di un sé posseduto di forma e limitato non l’ossessiona.

Colui che, non delineando un sé, non lo delinea come posseduto di forma ed infinito, non lo delinea come posseduto di forma ed infinito nel presente, né lo delinea come posseduto di forma ed infinito [ nel futuro/dopo la morte], né crede che: ‘Anche se non è ancora così, lo convertirò ad essere così.’ Quindi, una teoria immutabile di un sé posseduto di forma ed infinito non l’ossessiona.

Colui che, non delineando un sé, non lo delinea come amorfo e limitato, non lo delinea come amorfo e limitato nel presente, né lo delinea come amorfo e limitato [ nel futuro/dopo la morte], né crede che: ‘Anche se non è ancora così, lo convertirò ad essere così.’ Quindi, una teoria immutabile di un sé amorfo e limitato non l’ossessiona.

Colui che, non delineando un sé, non lo delinea come amorfo ed infinito, non lo delinea come amorfo ed infinito nel presente, né lo delinea [naturalmente] come amorfo ed infinito [nel futuro/dopo la morte], né crede che: ‘Anche se non è ancora così, lo convertirò ad essere così. Quindi, una teoria immutabile di un sé amorfo ed infinito non l’ossessiona.

Presunzioni di un Sé

A quale dimensione, Ananda, si presume un sé? La sensazione è il sé, si presume che: ‘La sensazione è il mio sé’ [o] ‘La sensazione non è il mio sé: Il mio sé è immemore [alla sensazione] ‘[o] ‘Nessuna sensazione è il mio sé, né è il mio sé immemore alla sensazione, ma piuttosto il mio sé prova una sensazione, perciò il mio sé è soggetto alla sensazione.”

Ora, se si dice: ‘La sensazione è il mio sé’, si dovrebbe sapere che: ‘Ci sono queste tre sensazioni,—di piacere, di dolore e neutre. Quale di queste tre sensazioni presume il sé? ‘Nel momento in cui una sensazione di piacere è sentita, nessuna sensazione di dolore o neutra, è sentita. Solamente una sensazione di piacere è sentita in quel momento. Nel momento in cui una sensazione di dolore è sentita, nessuna sensazione di piacere o neutra è sentita. Solamente una sensazione di dolore è sentita in quel momento. Nel momento in cui una sensazione neutra è sentita, nessuna sensazione di piacere o dolore è sentita. Solamente una sensazione neutra è sentita in quel momento.

Ora, una sensazione di piacere è impermanente, costruita, condizionata, evanescente, soggetta a morire, alla dissoluzione, alla cessazione. Una sensazione di dolore è impermanente, costruita, condizionata, evanescente, soggetta a morire, alla dissoluzione, alla cessazione. Una sensazione neutra è impermanente, costruita, condizionata, evanescente, soggetta a morire, alla dissoluzione, alla cessazione. Avendo sentito una sensazione di piacere come ‘il mio sé’, poi con la cessazione del sentire piacere, ‘il mio sé’ perisce. Avendo sentito una sensazione di dolore come ‘il mio sé’, poi con la cessazione del sentire dolore, ‘il mio sé,’ perisce. Avendo sentito una sensazione neutra come ‘il mio sé’, poi con la cessazione del sentire una sensazione neutra ‘il mio sé’ perisce.

Così si presume, presumendo un sé impermanente nell’immediato presente, impigliato in piacere e dolore, soggetto al nascere ed al morire, non si dovrebbe dire: ‘La sensazione è il mio sé.’ Così in questa maniera, Ananda, si crede che la sensazione è il sé.

Così per la persona che dice: ‘La sensazione non è il sé: Il mio sé è immemore [alla sensazione], ‘a costui si dovrebbe dire: ‘Amico mio, dove non vi è la sensazione ci sarebbe l’idea: ‘Io sono’?”

“No, signore.”

“Così in questa maniera, Ananda, si crede che: ‘La sensazione non è il mio sé: il mio sé è immemore [alla sensazione]. ‘

Lo stesso per la persona che dice: ‘Nessuna sensazione è il mio sé, né è il mio sé immemore [alla sensazione], ma piuttosto il mio sé sente, perciò il mio sé è soggetto alla sensazione’, a costui si dovrebbe dire: ‘Amico mio, dovresti fermare ogni tipo di sensazioni senza alcun residuo, poi con la fine delle sensazioni, dovut alla cessazione delle sensazioni, ci sarebbe l’idea:"Io sono"? ’”

“No, signore.”

“Così in questa maniera, Ananda, si crede che: ‘Nessuna sensazione è il mio sé, né è il mio sè è immemore [alla sensazione], ma piuttosto il mio sé sente, per cui il mio sé è soggetto alla sensazione.’

Ora, Ananda, così come un monaco non presume la sensazione essere il sé, né il sé come immemore, né che ‘Il mio sé sente, per cui il mio sé è soggetto alla sensazione’, in lui non vi è attaccamento e desiderio per ogni fenomeno in questo mondo. Distaccato, non è agitato. Non agitato, è totalmente libero. Discerne che ‘La nascita è finita, la vita santa adempiuta, il compito portato a termine. Non c’è più nulla da fare in questo mondo.’

Sette tipi di Coscienza

Ananda, ci sono questi sette tipi di coscienza e due sfere. Quali sette?

Ci sono esseri con diversità del corpo e diversità di percezione, come gli esseri umani, i deva, e gli esseri nei reami più bassi. Questo è il primo tipo di coscienza.

Ci sono esseri con diversità di corpo e singolarità di percezione, come i deva degli osti di Brahma generati entro il primo [jhana] e gli esseri nei quattro reami della privazione. Questo è il secondo tipo di coscienza.

Ci sono esseri con singolarità di corpo e diversità di percezione, come i Deva Raggianti. Questo è il terzo tipo di coscienza.

Ci sono esseri con singolarità di corpo e singolarità di percezione, come i Deva del Meraviglioso Lustro. Questo è il quarto tipo di coscienza.

Ci sono esseri con la completa trascendenza delle percezioni di [fisico] forma, con la scomparsa delle percezioni di resistenza e privi delle percezioni della diversità, pensando ‘spazio Infinito’, arrivano alla dimensione dell’infinità dello spazio. Questo è il quinto tipo di coscienza.

Ci sono esseri che, con la completa trascendenza della dimensione dell’infinità dello spazio, pensando ‘coscienza Infinita’, arrivano alla dimensione dell’infinità di coscienza. Questo è il sesto tipo di coscienza.

Ci sono esseri che, con la completa trascendenza della dimensione dell’infinità di coscienza, pensando ‘non vi è nulla’, arrivano alla dimensione della vacuità. Questo è il settimo tipo di coscienza.

La dimensione degli esseri privi di percezione e la dimensione di “né percezione né non-percezione.” [Queste sono le due sfere.]

Ora, per il primo tipo di coscienza—gli esseri con diversità di corpo e diversità di percezione, come gli esseri umani, i deva, e gli esseri nei reami più bassi—se si discerne il tipo di coscienza, si discerne la sua origine, il suo cessare, le sue seduzioni, i suoi pericoli, il distacco da esso, sarebbe corretto dire si riceve piacere?”

“No, signore.”

Similmente con ognuna dei tipi rimanenti di coscienza e delle due sfere

Ananda, conoscendo—come realmente sono— l’origine, il morire, le seduzioni, gli inconvenienti—e il distacco—questi sette tipi di coscienza e le due sfere, si è liberi perchè si è privi di attaccamento, si è liberi tramite la perfetta conoscenza.

Otto Liberazioni

Ananda, ci sono queste otto liberazioni. Quali otto?

Posseduto dalla forma, si vedono le forme. Questa è la prima liberazione.

Privo di percezione per la forma si vedono le forme interiori ed esteriori. Questa è la seconda liberazione.

Si è solamente attratti dal bello. Questa è la terza liberazione.

Con la completa trascendenza delle percezioni della forma, con la scomparsa delle percezioni di resistenza e privi delle percezioni della diversità, pensando ‘spazio Infinito’, si entra e si dimora nella dimensione dell’infinità dello spazio. Questa è la quarta liberazione.

Con la completa trascendenza della dimensione dell’infinità dello spazio, pensando ‘coscienza Infinita’, si entra e si dimora nella dimensione dell’infinità di coscienza. Questa è la quinta liberazione.

Con la completa trascendenza della dimensione dell’infinità di coscienza, pensando ‘non vi è nulla’, si entra e si dimora nella dimensione della vacuità. Questa è la sesta liberazione.

Con la completa trascendenza della dimensione della vacuità, si entra e si dimora nella dimensione della “né percezione né non percezione.” Questa è la settima liberazione.

Con la completa trascendenza della dimensione della “né percezione né non percezione”, si entra e si dimora nella cessazione della percezione e della sensazione. Questa è l’ottava liberazione.

Ora, quando un monaco raggiunge queste otto liberazioni in ordine diretto, in ordine inverso, in ordine diretto ed inverso, quando le raggiunge ed emerge da loro ogni volta che vuole, come vuole e finché vuole, quando attraverso la fine degli influssi impuri mentali, entra e dimora libero dagli influssi impuri, consapevole e con discernimento, dopo aver conosciuto direttamente e personalmente nel Qui ed Ora, si dice che sia un monaco completamente libero. E un’altra liberazione completa, più alta o più sublime di questa, non c’è.”

Queste parole disse il Sublime. Gratificato, il Ven. Ananda si dilettò con le parole del Sublime.