Dīgha Nikāya
Sakkapanha Sutta
21. Le domande di Sakka
estratto
…
Appena giunto davanti al Sublime, Sakka il re dei deva chiese la sua prima domanda: “Signore, incatenati, pensano: “Possiamo vivere liberi dall’ostilità, liberi dalla violenza, liberi dalla rivalità, liberi da malattie, liberi da tutto ciò che è ostile?—così i deva, gli esseri umani, gli asura, i naga, i gandhabba e tutti gli altri esseri, tuttavia vivono in ostilità, violenza, rivalità, malattie, con tutto ciò che è ostile.”
Così Sakka fece la sua prima domanda al Sublime, e il Sublime, replicò: “I deva, gli esseri umani, gli asura, i naga, i gandhabba e tutti gli altri esseri sono incatenati dall’invidia e dall’avarizia, così è perché—sebbene pensino, “Possiamo vivere liberi dall’ostilità, liberi dalla violenza, liberi dalla rivalità, liberi da malattie, liberi da tutto ciò che è ostile?—tuttavia essi vivono in ostilità, violenza, rivalità, malattie, con tutto ciò che è ostile.”
Così rispose il Sublime alla domanda di Sakka il re dei deva. Gratificato, Sakka fu deliziato ed espresse la sua approvazione alle parole del Sublime.
“Così è, o Benedetto. Così è, o Sublime. Ascoltando la risposta del Benedetto, gli chiese un’ulteriore domanda: “Ma qual è la causa, signore, dell’invidia e dell’avarizia, qual è la loro origine, da cosa nascono, qual è la loro fonte? Quando entrano negli esseri? Quando non cessano di esistere?”
“Invidia ed avarizia hanno l’attaccamento come loro causa, hanno l’attaccamento come loro origine, hanno l’attaccamento come ciò che gli dà nascita, hanno l’attaccamento come loro fonte.
Quando l’attaccamento esiste, loro entrano negli esseri e quando l’attaccamento non esiste loro non entrano negli esseri.”
“Ma, signore, qual è la causa dell’attaccamento, qual è la sua origine, ciò che gli dà nascita, la sua fonte? Quando entra negli esseri? Quando non entra?”
“L’attaccamento ha il desiderio come sua causa, come sua origine, ciò che gli dà nascita, come sua fonte. Quando il desiderio esiste esso entra negli esseri. Quando il desiderio non esiste esso non entra.”
“Ma, signore, qual è la causa del desiderio, la sua origine, ciò che gli dà nascita, la sua fonte?”
“Il desiderio ha come sua causa, come sua origine, come ciò che gli dà nascita, come sua fonte: il pensare.”
“Ma, signore, qual è la causa del pensare, qual è la sua origine, ciò che gli dà nascita, la sua fonte? Quando entra negli esseri? Quando non entra?”
“Il pensare ha come sua causa, come sua origine, come ciò che gli dà nascita, come sua fonte: le percezioni e le proliferazioni del sè [papañca].”
“E qual è la pratica, signore: un monaco come esercita una pratica salda, come fa cessare le percezioni e le proliferazioni del sè?”
“La gioia è di due tipi, re dei deva: per essere perseguita e per non essere perseguita.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto? Quando si conosce una sensazione di gioia.—Come perseguo questa gioia, le qualità mentali nocive aumentano e quelle positive diminuiscono, quel tipo di gioia non deve essere perseguita. Quando si conosce una sensazione di gioia. Così perseguo questa gioia, le qualità mentali nocive diminuiscono mentre quelle positive aumentano; quel tipo di gioia deve essere perseguita. E questo tipo di gioia può essere accompagnata da una giusta valutazione e da un pensiero retto o libero da esse. Delle due, l’ultima è la più sottile. “La gioia è di due tipi, re dei deva: per essere perseguita e per non essere perseguita.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto.
“Il dolore è di due tipi, re dei deva: per essere perseguito e per non essere perseguito.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto?
Quando si conosce una sensazione di dolore. Come perseguo questo dolore, le qualità mentali nocive aumentano, mentre quelle positive diminuiscono; quel tipo di dolore non deve essere perseguito.
Quando si conosce una sensazione di dolore. Come perseguo questo dolore, le qualità mentali nocive diminuiscono, mentre quelle positive aumentano; quel tipo di dolore deve essere perseguito.
E questo tipo di dolore può essere accompagnato da una giusta valutazione e da un pensiero retto o libero da esse.
Delle due, l’ultima è la più sottile.
“Il dolore è di due tipi, re dei deva: per essere perseguito e per non essere perseguito.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto.
“L’equanimità è di due tipi, re dei deva: per essere perseguita e per non essere perseguita.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto?
Quando si conosce una sensazione di equanimità, Come perseguo questa equanimità, le qualità mentali nocive aumentano e quelle positive diminuiscono, quel tipo di equanimità non deve essere perseguita. Quando si conosce una sensazione di equanimità. Così perseguo questa equanimità, le qualità mentali nocive diminuiscono mentre quelle positive aumentano; quel tipo di equanimità deve essere perseguita. E questo tipo di equanimità può essere accompagnata da una giusta valutazione e da un pensiero retto o libero da esse. Delle due, l’ultima è la più sottile. “L’equanimità è di due tipi, re dei deva: per essere perseguita e per non essere perseguita.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto.
“Così si pratica, re dei deva: un monaco che esercita una pratica ferma, ha fatto cessare le percezioni e le proliferazioni del sè.”
Così rispose il Benedetto alle domande di Sakka, il re dei deva. Gratificato Sakka si deliziò ed espresse la sua approvazione alle parole del Benedetto: “Così è, Benedetto. Così è, Sublime. Ascoltando la risposta del Benedetto alla sua domanda, il mio dubbio è estirpato, la mia perplessità superata.”
Allora Sakka, essendosi deliziato ed avendo espresso la sua approvazione alle parole del Benedetto, gli chiese un’ulteriore domanda: “Ma come, signore, un monaco pratica il controllo con le regole del Patimokka?”
“La condotta del corpo è di due tipi, re dei deva: per essere perseguita e per non essere perseguita. La condotta verbale è di due tipi, re dei deva: per essere perseguita e per non essere perseguita. Il ricercare è di due tipi: per essere perseguito e per non essere perseguito.
“La condotta del corpo è di due tipi, re dei deva: per essere perseguita e per non essere perseguita.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto?
Quando si conosce la condotta del corpo: Così perseguo questa condotta, le qualità mentali nocive diminuiscono mentre quelle positive aumentano; quel tipo di condotta deve essere perseguita. E questo tipo di condotta può essere accompagnata da una giusta valutazione e da un pensiero retto o libero da esse. Delle due, l’ultima è la più sottile. “La condotta del corpo è di due tipi, re dei deva: per essere perseguita e per non essere perseguita.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto.
“La condotta verbale è di due tipi: per essere perseguita e per non essere perseguita.”
Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto?
Quando si conosce la condotta verbale: Così perseguo questa condotta, le qualità mentali nocive diminuiscono mentre quelle positive aumentano; quel tipo di condotta deve essere perseguita. E questo tipo di condotta può essere accompagnata da una giusta valutazione e da un pensiero retto o libero da esse. Delle due, l’ultima è la più sottile. “La condotta verbale è di due tipi, re dei deva: per essere perseguita e per non essere perseguita.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto.
“Il ricercare è di due tipi: per essere perseguito e per non essere perseguito.”
Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto?
Quando si conosce il ricercare: Così perseguo questa ricerca, le qualità mentali nocive diminuiscono mentre quelle positive aumentano; quel tipo di ricerca deve essere perseguita. E questo tipo di ricerca può essere accompagnata da una giusta valutazione e da un pensiero retto o libero da esse. Delle due, l’ultima è la più sottile. “Il ricercare è di due tipi, re dei deva: per essere perseguito e per non essere perseguito.” Così è stato detto. E in riferimento a ciò che è stato detto.
“Così un monaco pratica il controllo con le regole del Patimokka, re dei deva.”
Così rispose il Benedetto alle domande di Sakka, il re dei deva. Gratificato Sakka si deliziò ed espresse la sua approvazione alle parole del Benedetto: “Così è, Benedetto. Così è, Sublime. Ascoltando la risposta del Benedetto alla sua domanda, il mio dubbio è estirpato, la mia perplessità superata.”
Allora Sakka, essendosi deliziato ed avendo espresso la sua approvazione alle parole del Benedetto, gli chiese un’ulteriore domanda: “Ma come, signore, un monaco pratica il controllo con considerazione delle facoltà dei sensi?”
“Le forme percepibili dall’occhio sono di due tipi, re dei deva: per essere perseguite e per non essere perseguite.
I suoni percepibili dall’orecchio …
Gli odori percepibili dal naso …
I sapori percepibili dalla lingua …
Le sensazioni tattili percepibili dal corpo …
Le idee percepibili dall’intelletto …
A queste parole, Sakka, il re dei deva, disse al Benedetto: “Signore, ho capito i significati particolari dell’affermazione sul dolore del Benedetto.
Se si perseguisse un certo tipo di forma percepibile dall’occhio e le qualità mentali nocive aumentano, mentre quelle positive diminuiscono, quel tipo di forma percepibile dall’occhio non dovrebbe essere perseguita.
Ma, se si perseguisse un certo tipo di forma percepibile dall’occhio e le qualità mentali nocive diminuiscono, mentre quelle positive aumentano, quel tipo di forma percepibile dall’occhio dovrebbe essere perseguita.”
“Se si perseguisse un certo tipo di suono percepibile dall’orecchio…”
“Se si perseguisse un certo tipo di odore percepibile dal naso …”
“Se si perseguisse un certo tipo di sapore percepibile dalla lingua …”
“Se si perseguisse un certo tipo di sensazione tattile percepibile dal corpo …”
“Se si perseguisse un certo tipo di idea percepibile dall’intelletto …”
“Ho capito il significato particolare dell’affermazione sul dolore del Benedetto. Ascoltando la risposta del Benedetto alla mia domanda, i miei dubbi sono estirpati, le mie perplessità superate.”
Quindi Sakka essendosi deliziato ed avendo espresso la sua approvazione alle parole del Benedetto, gli chiese un’ulteriore domanda: “Signore, tutti i bramani e gli asceti insegnano la stessa dottrina, aderiscono agli stessi precetti, desiderano le stesse cose, aspirano alla stessa meta?”
“No, re dei deva, tutti i bramani e gli asceti non insegnano la stessa dottrina, non aderiscono agli stessi precetti, non desiderano le stesse cose, non aspirano alla stessa meta.”
“Perché, signore, tutti i bramani e gli asceti non insegnano la stessa dottrina, non aderiscono agli stessi precetti, non desiderano le stesse cose, non aspirano alla stessa meta?”
“Il mondo è costruito su molte verità, diverse verità. Siccome vi sono molte e diverse verità nel mondo, allora ogni verità viene stabilita, e gli esseri viventi si trincerano e si chiudono in essa dicendo: ‘Soltanto questo è vero, altre opinioni sono sbagliate.’ Perciò non tutti i bramani e gli asceti insegnano la stessa dottrina, aderiscono agli stessi precetti, desiderano le stesse cose, aspirano alla stessa meta.”
“Ma, signore, tutti i bramani e gli ascetii sono completi, liberi da vincoli, seguaci della vita santa, completamente perfetti?”
“No, re dei deva, non tutti i bramani e gli asceti sono completi, liberi da vincoli, seguaci della vita santa, completamente perfetti.”
“Ma, perché, signore, tutti i bramani e gli asceti non sono completi, liberi da vincoli, seguaci della vita santa, completamente perfetti?”
“Quei monaci che hanno realizzato la totale cessazione della brama sono gli unici che sono interamente completi, liberi da vincoli, seguaci della vita santa, completamente perfetti. Perciò non tutti i bramani e gli asceti sono completi, liberi da legami, seguaci della vita santa, completamente perfetti.”
Così, allora, il Benedetto rispose alla domanda di Sakka, il re dei deva. Gratificato Sakka si deliziò ed espresse la sua approvazione alle parole del Benedetto: “Così è, Benedetto. Così è, Sublime. Ascoltando la risposta del Benedetto alla sua domanda, il mio dubbio è estirpato, la mia perplessità superata.”
Allora Sakka, deliziato ed avendo espresso approvazione alle parole del Benedetto, gli disse: “Il desiderare è una malattia, il desiderare è una freccia. Ti seduce, ti attrae in questo o in quel modo di essere, perciò si rinasce in un’altra o bassa condizione. Comunque altri bramani ed asceti non mi hanno dato la possibilità di fare queste domande, il Benedetto ha risposto in modo esauriente, così ha strappato la freccia della mia incertezza e perplessità.”
“Re dei deva, rifaresti queste domande a dei bramani e degli asceti?”
“Sì, signore, le rifarei.”
“Mi dici come risponderebbero?”
“Non è il caso avendo parlato con il Benedetto o un altro come lui.”
“Allora, dimmi re dei deva.”
“Essendo andato da costoro che consideravo bramani ed asceti, i quali vivono in dimore isolate, gli chiesi queste domande. Ma quando le ho chieste, essi erano in difficoltà. Essendo in difficoltà, mi chiesero : ‘Qual è il tuo nome?’—risposi : ‘Io sono Sakka, il re dei deva.’ Così mi chiesero ancora: ‘Quale karma hai avuto per avere questa condizione?’ Così insegnai loro il Dhamma come lo avevo sentito ed imparato. E loro furono gratificati e dissero: ‘Abbiamo visto Sakka, il re dei deva, ed egli ha risposto alle nostre domande.’ Così, invece di diventare loro discepolo, lo diventarono loro. Perché, signore, io sono il discepolo del Benedetto, il vincitore della corrente, risoluto, mai più destinato a condizioni di dolore, il perfetto svegliato.”
“Re dei deva, ricordi ancora esperienze di felicità e di gioia?”
“Sì, signore.”
“E come ricordi queste esperienze di felicità e gioia?”
“Una volta, signore, i deva e gli asura erano in guerra. E in quella battaglia i deva vinsero, mentre gli asura furono sconfitti. Avendo vinto la battaglia, come vincitore, un pensiero mi venne: ‘Qualunque sia il divino nutrimento degli asura, qualunque sia il divino nutrimento dei deva, i deva adesso sono contenti.’—Ma, la mia felicità e gioia erano nella sfera della violenza e delle armi. Essa non porta al disincanto, all’imparzialità, alla cessazione, alla calma, a dirigere la conoscenza per il perfetto risveglio. Ma la mia felicità e la mia gioia ascoltando il Dhamma del Benedetto è nella sfera della non violenza, senza armi. Essa porta al disincanto, all’imparzialità, alla cessazione, alla calma, a dirigere la conoscenza per il perfetto risveglio, al Compiuto.”
…
Allora Sakka, il re dei deva, toccò la terra con la sua mano e disse per tre volte: “Omaggio al Perfetto, al Benedetto, al Completamente Risvegliato.”
Mentre era data questa spiegazione, nacque a Sakka l’occhio del Dhamma senza polvere e senza macchia.
“Chi è soggetto alla nascita è soggetto a morire.”—E così fecero anche gli altri 80.000 deva.
In base alle risposte date dal Benedetto alle domande di Sakka, questo discorso è chiamato “Le domande di Sakka”.