Dīgha Nikāya

Payasi Sutta

23. Discussione con uno scettico

estratto

Così ho sentito. Una volta il Venerabile Kumara-Kassapa viaggiava nel Kosala, con un grande Sangha di cinquecento monaci ed arrivò a Setavya. Soggiornò a nord di Setavya nella Foresta di Simsapa. Ora, in quel tempo, il Principe Payasi viveva a Setavya, con una grande proprietà e prospera proprietà donatagli dal re Pasenadi del Kosala.

Un’idea perniciosa era apparsa nella mente del Principe Payasi: “L’altro mondo non esiste, non ci sono esseri che rinascono, non esistono frutti o risultati di azioni buone o cattive.” Nello stesso momento, i capi bramani della famiglia di Setavya seppero: “Kumara-Kassapa è pensieroso, un discepolo di Gotama soggiorna nel Kosala, con un grande Sangha di cinquecento monaci, a nord di Setavya nella Foresta dei Simsapa. ‘E’ una persona competente, saggia, istruita, un eccellente oratore, capace di dare buone risposte, un venerabile, un arahant. Sarebbe bene incontrarlo.’” Così, i capi bramani della famiglia di Setavya andarono alla Foresta di Simsapa.

Ora il Principe Payasi vide i capi bramani della famiglia di Setavya che si recavano nella Foresta dei Simsapae vedendoli chiese loro dove andassero e loro gli risposero che andavano ad incontrare il discepolo di Gotama. Avuto il loro consenso si accodò a loro sperando di ottenere risposte ai suoi dubbi.

Il Principe Payasi, con i capi bramani della famiglia di Setavya si recarono alla Foresta dei Simsapa dove soggiornava il Venerabile Kumara-Kassapa. Giunti sul posto ognuno lo salutò con riverenza e rispetto.

Poi, il Principe Payasi disse al Ven. Kumara-Kassapa: “Venerabile Kassapa, io credo che l’altro mondo non esista, non ci siano esseri che rinascono, non esistano frutti o risultati di azioni buone o cattive.” “Molto bene, Principe, io non ho mai visto o sentito una tale dottrina o idea come lei afferma… Cosa pensa, Principe, il sole e la luna sono in questo o sono in un altro mondo, sono astri o creature umane?”

“Sono in un altro mondo e sono astri non creature umane.”

“Allo stesso modo, Principe, dovrebbe considerare: ‘Esiste un altro mondo, ci sono esseri che rinascono, esistono i frutti o risultati di azioni buone o cattive.’”

“Non importa ciò che dice, Kassapa, io credo che un altro mondo non esista… ” “Ha qualche certezza per quell’asserzione, Principe?” “Sì, Venerabile Kassapa.” “Qual è, Principe?”

“Venerabile Kassapa, io ho amici, compagni e parenti, che uccidono altri esseri, rubano, si comportano in modo improprio in relazione ai piaceri sensuali, dicono bugie, usano parole maligne, maleducate e frivole, sono avidi, possiedono cattiva volontà e hanno una falsa conoscenza. Col tempo si sono ammalati e soffrono. Ed ora, come dichiarano i bramani, dopo la morte rinasceranno in un infelice destino, nei regni inferiori, all’inferno. Ora, … se venissero da me e dichiarassero che un altro mondo esiste, che ci sono esseri che rinascono, che esistono i frutti o risultati di azioni buone o cattive, allora confermerei le parole dei bramani. ‘Questa, Venerabile Kassapa, è la ragione dell’asserzione: ‘Non esiste un altro mondo, …”

“Allora, Principe, vi farò una domanda. Risponda come vuole. Cosa pensa, Principe, se portassero alla sua presenza un ladro colto sul fatto e dicessero: ‘Quest’uomo, Signore, è un ladro. Lo condanni alla giusta punizione. ‘E lei: ‘Condannatelo a morte. ‘E loro: ‘Molto bene, Signore.’ Ora, se quel ladro dicesse ai boia: ‘Stimati boia, in questa città ho amici, compagni e parenti, per favore datemi la possibilità di fargli visita’, otterrebbe il suo desiderio ? “Non otterrebbe ciò che desidera, Venerabile Kassapa. Gli taglierebbero la testa.”

“Perciò, Principe, i suoi boia non aspetterebbero mentre fa visita ai suoi amici e parenti. Così, i suoi amici, compagni e parenti che non hanno condotto una retta esistenza, dopo morti e rinati all’inferno, dovrebbero persuadere il custode dell’inferno, dicendo: ‘Custode dell’inferno, per favore aspettate, dobbiamo dire al Principe Payasi che un altro mondo esiste, che ci sono esseri che rinascono, che esistono i frutti o risultati di azioni buone o cattive? ‘di conseguenza, Principe, ammette che un altro mondo esiste…”

“Non mi importa ciò che Lei dice, Venerabile Kassapa, io ancora credo che l’altro mondo non esista …” “Ha una ragione per quest’asserzione, Principe?” “Sì, Venerabile Kassapa.” “Quale è, Principe?”

“Venerabile Kassapa, io ho amici, …come prima

E quando chiedo ai bramani qual è il destino di coloro che si astengono dall’uccidere, ecc., mi rispondono che dopo la morte rinasceranno nei mondi celesti, in paradiso. … Ora, se dopo la morte, rinascono nei mondi celesti…, vengono e mi dichiarano che un altro mondo esiste… allora sarà come se avessi visto’ Ma costoro o un loro messaggero non vengono a dirmelo. Perciò, Venerabile Kassapa, ho ragione di affermare: ‘Non esiste un altro mondo… ’”

“Molto bene, Principe, ve lo spiegherò con una similitudine, perché alcune persone sagge capiscono il significato di un’asserzione attraverso una similitudine. Supponga che un uomo abbia la testa in un liquame e lei dicesse ai suoi aiutanti: ‘Rimuovete quell’uomo dal liquame! ‘E loro: ‘Molto bene’, e cosi fanno. Poi, ordina di pulire completamente il corpo di quell’uomo …e di vestirlo con profumi e vestiti. …e di godere a palazzo dei piaceri dei cinque sensi. Cosa pensa, Principe? Quell’uomo, dopo essere stato pulito e profumato ritornerebbe nel liquame?” “No, Venerabile Kassapa.” “Perché no?” “Perché quel liquame è lordo, fetido, orribile…”

“Allo stesso modo, Principe, gli esseri umani sono lordi, fetidi, orribili e disgustosi ed in generale sono considerati così dagli dei. Allora. (uguale al verso 8), dopo la morte, rinati nei mondi celesti o in paradiso, non ritornano per affermare: ‘Esiste un altro mondo…. ‘

[…]

“Principe, vi farò una domanda. Risponda come vuole. Principe, cento anni per le creature umane è un giorno ed una notte per i Trentatré dei. Trenta di quelle notti danno luogo ad un mese, dodici di quei mesi ad un anno e mille di quegli anni è la vita di quegli dei. Ora, supponga che loro pensino: ‘Dopo aver goduto i piaceri dei sensi per due o tre giorni, andremo da Payasi a dirgli che un altro mondo esiste, che ci sono esseri che rinascono, che esistono frutti o risultati di azioni buone o cattive’, Lo farebbero?” “No, Venerabile Kassapa, perché noi già saremmo morti, è un tempo lungo. Ma … Io non credo che i Trentatré dei esistano o che vivono per così molto tempo.”

“Principe, immagini un uomo cieco dalla nascita, non può vedere e riconoscere alcun colore, non può vedere le stelle e la luna. Potrebbe dire: ‘Non esistono oggetti colorati e nessuno può vederli… non esiste il sole o la luna e nessuno può vederli. ‘Dice il vero, Principe?” “No, Venerabile Kassapa. Oggetti colorati esistono…, esiste un sole ed una luna…

“Bene, Principe, sembra che la sua risposta sia la stessa dell’uomo cieco quando chiede dei Trentatré Dei e della loro longevità. Principe, l’altro mondo non può essere visto con l’occhio fisico. Principe, quei bramani che meditano in luoghi isolati nella foresta, calmi, purificano l’occhio divino e con quell’occhio divino purificato, superano il potere dell’occhio umano, così possono vedere il mondo oltre il quale gli esseri rinascono. Di conseguenza, Principe, ammette che un altro mondo esiste, …”

“Non mi importa ciò che Lei dice, Venerabile Kassapa, io ancora credo che l’altro mondo non esista …” “Ha una ragione per quell’asserzione, Principe?” “Sì, Venerabile Kassapa.” “Qual è, Principe?”

“Bene, Venerabile Kassapa, io vedo alcuni saggi bramani che osservano la virtù e che vogliono vivere, non vogliono morire, vogliono il piacere e detestano il dolore. E mi sembra che se questi bramani sono così virtuosi e sanno che dopo la morte godranno una migliore esistenza, allora queste persone dovrebbero prendere un veleno, un coltello e uccidersi, impiccarsi o gettarsi da una rupe. Ma, anche se possiedono quella conoscenza, vogliono vivere, non vogliono morire, vogliono il piacere e detestano il dolore. Perciò, Venerabile Kassapa, ho ragione di affermare: ‘Non esiste un altro mondo… ’”

“Molto bene, Principe, ve lo spiegherò con una similitudine, perché alcune persone sagge capiscono il significato di un’asserzione attraverso una similitudine. Un tempo, Principe, un bramano aveva due mogli. Una aveva un figlio di dieci anni, mentre l’altra era incinta e prima che il bambino nascesse il bramano morì. Quindi, il figlio più grande disse alla donna incinta: ‘Signora, tutta la ricchezza di mio padre sarà mia. Egli mi fece suo erede. ‘In risposta, i bramani dissero al giovane: ‘Aspetta, che il bambino nasca. Se il bambino sarà un maschio, una parte sarà sua e se sarà una femmina diventerà una serva. ‘Il giovane ripeté le sue parole una seconda volta e ricevette la stessa risposta. Quando le ripeté per la terza volta, la donna prese un coltello si tagliò la pancia, pensando: ‘Voglio scoprire se è un maschio o una femmina! ’”. Così si uccise insieme al feto, così come la ricchezza, quando gli sciocchi cercano un’eredità senza la saggezza vanno incontri a pericoli occulti.

“Allo stesso modo, Principe, lei affronterà scioccamente pericoli occulti quando cercando un altro mondo senza la saggezza, come quella signora bramina quando cercava l’eredità. Ma, Principe, quei saggi bramani che osservano la virtù e non cercano di accelerare il maturo ciò che ancora non è maturo, ma con saggezza attendono che maturi. La vita dà beneficio a quei saggi bramani, perché più vivono virtuosi più meriti creeranno; praticano per il benessere di molti, per la felicità di molti, per compassione per il mondo, per il benessere e la felicità degli dei e delle creature umane. Di conseguenza, Principe, ammette che un altro mondo esiste…”

. “Non mi importa ciò che Lei dice, Venerabile Kassapa, io ancora credo che l’altro mondo non esista …” “Ha una ragione per quell’asserzione, Principe?” “Sì, Venerabile Kassapa.” “Qual è, Principe?”

“Venerabile Kassapa, supponiamo che portino alla mia presenza un ladro colto sul fatto, dicendo: ‘Quest’uomo, Signore, è un ladro colto sul fatto. Lo condanni alla punizione che merita. ‘E dico : ‘Prendete quell’uomo e mettetelo in un vaso. Chiudete la bocca del vaso con una pelle inumidita, coperta con uno strato spesso di creta umida, mettetelo in un forno ed accendete il fuoco. ‘e loro così fanno. Quando siamo sicuri che l’uomo sia morto, rimuoviamo il vaso, rompiamo la creta, scopriamo la bocca e osserviamo attentamente: ‘Forse si può vedere l’anima che esce. ‘Ma non vediamo nessun anima. Perciò, Venerabile Kassapa, ho ragione di affermare: ‘Non esiste un altro mondo… ’”

“Allora, Principe, vi farò una domanda. Risponda come vuole. A volte quando dorme sogna splendidi parchi, foreste, vallate e laghi con fiori di loto?” “Sì, Venerabile Kassapa.” “E in quell’occasione non è osservato da gobbi, nani, ragazze e damigelle?” “Sì, Venerabile Kassapa.” “Ed osservano la sua anima che entra o lascia il suo corpo ?” “No, Venerabile Kassapa.” “Non vedono la sua anima che entra o lascia il suo corpo, perché Lei è vivo. Perciò, come siete capace di vedere l’anima di un uomo morto che entra o lascia il suo corpo ? Di conseguenza, Principe, ammette che un altro mondo esiste…”

“Non mi importa ciò che Lei dice, Venerabile Kassapa, io ancora credo che l’altro mondo non esista …” “Ha una ragione per quell’asserzione, Principe?” “Sì, Venerabile Kassapa.” “Qual è, Principe?”

“Venerabile Kassapa, supponiamo che portino alla mia presenza un ladro… E dico: ‘…Impiccatelo. ‘e loro così fanno. Quando era vivo, era agile, forte e vigoroso, ma una volta morto, è pesante, rigido ed immobile. Perciò, Venerabile Kassapa, ho ragione di affermare: ‘Non esiste un altro mondo… ’”

“Molto bene, Principe, ve lo spiegherò con una similitudine… Supponiamo che un uomo pesi una palla di ferro, scaldata per un giorno intero, infiammata, che bruci con intensità, splendente. E supponiamo che dopo un po’ di tempo, quando si è raffreddata, lui la pesi di nuovo. In quel momento la palla sarebbe agile, malleabile e più flessibile: quando era calda, infiammata, che bruciava con intensità, splendente o quando era fredda ed estinta?”

“Venerabile Kassapa, quando la palla di ferro è calda, infuocata e splendente con gli elementi del fuoco e dell’aria, è malleabile e flessibile. Quando quegli elementi non vi sono, essa è fredda e senza vita, e diventerà più pesante e rigida.” “Bene, Principe, succede lo stesso col corpo. Quando c’è la vita, il calore e la coscienza, il corpo è leggero, duttile e flessibile. Ma quando è privato della vita, calore e coscienza, il corpo è pesante e rigido. Allo stesso modo, Principe, Lei dovrebbe considerare: ‘Esiste un altro mondo…”

. “Non mi importa ciò che Lei dice, Venerabile Kassapa, io ancora credo che l’altro mondo non esista …” “Ha una ragione per quell’asserzione, Principe?” “Sì, Venerabile Kassapa.” “Qual è, Principe?”

“Venerabile Kassapa, supponiamo che portino alla mia presenza un ladro… E dico: ‘Togliete a quell’uomo pelle, muscoli, tendini, ossa o midollo’, e loro così fanno. Quando è mezzo morto, dico: ‘Adesso possiamo vedere la sua anima che emerge. ‘…, ma non vediamo la sua anima che emerge. Poi dico: ‘Giratelo con la faccia,… di lato,… l’altro lato,… mettetelo in piedi,… a rovescio, colpitelo coi pugni,… con pietre,… con bastoni,…con spade,… scuotetelo così possiamo vedere la sua anima che emerge. ‘Loro fanno tutte quelle cose, ma la sua anima non emerge. Perciò, Venerabile Kassapa, ho ragione di affermare: ‘Non esiste un altro mondo… ’”

“Molto bene, Principe, glielo spiegherò con una similitudine…Una volta, c’era un suonatore di tromba che recatosi ad un villaggio suonò la tromba per tre volte, poi si sedette a terra. Allora, Principe, la gente pensava: ‘Da dove viene questo suono così delizioso, così dolce, inebriante, convincente ed accattivante ? ‘Andarono dal suonatore di tromba e chiesero. ‘Amico, che suono delizioso viene da questa tromba. ‘Poi posero a terra la tromba implorarono: ‘Suona, tromba! ‘Ma la tromba non emise suono. Poi, la misero a terra con la bocca,… di lato,… sull’altro lato,… in piedi,… a rovescio,… la colpirono coi pugni,… le gettarono pietre,… la colpirono con bastoni,… con spade,…implorando: ‘Suona signora tromba ! ‘Ma la tromba non emise suono. Il suonatore di tromba pensò: ‘Che sciocche queste persone! Ottusamente cercano il suono della tromba! ‘E mentre quelle persone lo osservarono, lui prese la tromba, soffiò tre volte ed andò via. E quelle persone pensarono: ‘Sembra che quando la tromba è accompagnata da un uomo, per lo sforzo e per il vento, produce un suono. Ma quando non è accompagnato da un uomo, per lo sforzo e per il vento, la tromba non produce suono.’”

“Allo stesso modo, Principe, quando in questo corpo c’è vita, calore e coscienza, allora va e ritorna, si alza, si siede e si sdraia, vede cose con gli occhi, sente con gli orecchi, odora col naso, gusta con la lingua, si siede col corpo e osserva gli oggetti mentali con la mente. Ma quando non c’è vita, calore o coscienza, non fa nessuna di quelle cose. Allo stesso modo, Principe, Lei dovrebbe considerare: ‘Esiste un altro mondo…”

“Non mi importa ciò che Lei dice, Venerabile Kassapa, io ancora credo che l’altro mondo non esista …” “Ha una ragione per quell’asserzione, Principe?” “Sì, Venerabile Kassapa.” “Qual è, Principe?”

“Venerabile Kassapa, supponiamo che portino alla mia presenza un ladro… E dico: ‘Tirategli la pelle e forse possiamo vedere la sua anima che emerge. … ma non vediamo nessun anima. Perciò, Venerabile Kassapa, ho ragione di affermare: ‘Non esiste un altro mondo… ’”

“Molto bene, Principe, glielo spiegherò con una similitudine… Una volta, c’era un asceta dai capelli sporchi che adorava il fuoco e viveva nella foresta in una capanna fatta di foglie. Una tribù stava emigrando e il suo capo, per una notte, chiuse la casa e andò via. Poi, l’adoratore del fuoco pensò di poter andare sul posto a vedere se avesse trovato qualche cosa di utile per lui. Si svegliò presto ed andò sul posto e là trovò un piccolo bambino, abbandonato. Quando lo vide pensò: ‘Non posso lasciare che un essere umano muoia. Porterò quel bambino alla mia capanna, e mi prenderò cura di lui. ‘E così fece. Quando il ragazzo aveva dieci o dodici anni, l’eremita disse al ragazzo: ‘Fra poco uscirò, figlio mio, prenditi cura del fuoco e non farlo spegnere. Se si spegne, … riaccendilo e prenditi cura di lui. ‘Dopo avere istruito il ragazzo, l’eremita uscì. Ma il ragazzo, distratto fece spegnere il fuoco. Pensò: ‘: “… … devo riaccendere il fuoco e prendermi cura di lui.” Fece come gli aveva detto il padre, ma non riuscì ad accendere il fuoco… quando l’eremita ritornò, disse,: ‘Figlio, perché hai lasciato il fuoco? Si è spento. ‘e il ragazzo disse ciò che era accaduto. L’eremita pensò: ‘Che bestia è quel ragazzo che manca di senso comune! …! ‘Così, mentre il ragazzo lo osservava, accese il fuoco e disse: ‘Il tuo modo di riaccendere il fuoco era stupido, avventato, senza senso ! ‘

“Allo stesso modo, Principe, stai cercando un altro mondo in un modo stupido e senza senso. Principe, abbandoni quest’idea perniciosa! Non attiri dolore soffrendo per molto tempo!”

“Venerabile Kassapa, io non voglio abbandonare quell’idea perniciosa. Il Re Pasenadi del Kosala conosce le mie idee e similmente i re all’estero. Se io abbandono quelle idee, loro diranno: ‘Che sciocco è il Principe Payasi.’ Sarò attaccato con ira, disdegno e risentimento!”

“Molto bene Principe, glielo spiegherò con una similitudine… Una volta, Principe una grande carovana con mille carri stava viaggiando dall’est all’ovest. E dove andavano consumavano rapidamente erba, legno e vegetazione. Ora, quella carovana aveva due capi, ogni uno responsabile per cinquecento carri. E pensarono: ‘Questa è una grande carovana con mille carri. Dovunque andiamo, consumiamo tutte le provviste. Forse dovremmo dividere la carovana in due gruppi con cinquecento carri ognuno, e così fecero. Uno dei capi raccolse abbondantemente erba, legno ed acqua ed andò via. Dopo due o tre giorni vide da lontano un uomo scuro con gli occhi rossi, con una corona, coi vestiti ed i capelli bagnati, guidando un carro tirato da un asino con le ruote piene di fango. Quando videro quell’uomo, i capi dissero: ‘Da dove viene gentiluomo? “Da tale luogo. “Dove va? “A tale luogo. “Sta piovendo molto alla foresta che è più avanti? “Ah, sì, sta piovendo molto alla foresta che è più avanti; le strade sono bagnate e c’è abbondante erba, legno ed acqua. … Ma nel campo seguente non trovarono erba, legno ed acqua, né nel secondo, terzo … E tutti della carovana, uomini e bestiame furono divorati dallo yakkha, e rimasero solamente le loro ossa.

“E il capo della seconda carovana … Dopo due o tre giorni vide, … un uomo scuro con gli occhi rossi… che li mise al corrente sulle provviste di erba, legno ed acqua. Poi, il capo…disse: ‘…perché dovremmo avere fiducia in lui? Utilizziamo erba, legno ed acqua che non abbiamo gettato e la carovana continui … E nel campo seguente non trovarono erba, legno ed acqua, … videro le ossa di quegli uomini e del bestiame che erano stati divorati dallo yakkha. Poi, il capo della carovana disse : ‘Quella carovana è stata rovinata dalla stupidità del suo capo. … E con quel capo saggio attraversarono la foresta in sicurezza.

“Allo stesso modo, Principe, sarà rovinato se continua a cercare un altro mondo in modo incorretto, stupido e sciocco. …

“Venerabile Kassapa, io ancora non sostengo di abbandonare quell’idea perniciosa… Se l’abbandonassi, direbbero: ‘Che sciocco è il Principe Payasi… ’”

… Principe, abbandoni quell’idea perniciosa, ! Non le permetta di accumulare dolore e di soffrire per molto tempo!”

“Venerabile Kassapa, io non abbandonerò quell’idea perniciosa… Se l’abbandonassi, direbbero: ‘Che sciocco è il Principe Payasi… ’”

“Molto bene Principe, glielo spiegherò con una similitudine… Una volta, due giocatori stavano giocando con delle noci. Uno di loro, ogni qualvolta il gioco non lo favoriva, ingoiava una noce. L’altro disse: ‘Tutto bene, amico mio, sei il vincitore! Ora ti offro delle noci. “Bene’, disse il primo. Poi, il secondo riempì le noci con un veleno e disse: ‘Giochiamo! ‘L’altro ogni qualvolta che il gioco non lo favoriva, ingoiava una noce. Il secondo osservando l’altro recitò a memoria questo verso:

[…]

Egli ingoia senza sapere.
Ingoia, imbroglione, ingoia bene—
L’amarezza sarà la stessa all’inferno!’

“Principe, Lei parla come il giocatore nella mia storia. Principe, abbandoni quell’idea perniciosa! Non le permetta di accumulare dolore e di soffrire per molto tempo!”

[ … ]