Dīgha Nikāya

Ambattha Sutta

3. Ambattha, l’orgoglio umiliato

Così ho sentito. Una volta il Sublime stava viaggiando verso Kosala con un gran numero di monaci, circa cinquecento, e giunse a Kosala un villaggio di bramani chiamato Icchanankala. Là si stabilì nella foresta di Icchanankala. In quel tempo il bramano Pokkharasati viveva ad Ukkhattha, un luogo popoloso, pieno di erba, legname, acqua e grano a lui donato dal Re Pasenadi del Kosala come regalo reale e con poteri reali.

Ora Pokkharasati sentì dire: “L’asceta Gotama, figlio dei Sakya soggiorna nella foresta di Icchanankala. Di lui si dice bene: ‘Costui è un Arahant, un Buddha pienamente illuminato, perfetto nella conoscenza e nella condotta, maestro insuperabile di coloro che vogliono essere istruiti, maestro di esseri umani e divini, il Risvegliato, il Beato. Egli proclama questo mondo coi suoi Dei, con i suoi Mara e Brahma, con i suoi asceti e bramani, coi suoi re e le sue genti, dotato di perfetta conoscenza. Egli insegna il Dhamma ammirevole all’inizio, nel mezzo, e alla fine. Egli proclama la vita santa nella sua completezza ed essenza, interamente perfetta, colma di purezza. Sarebbe utile conoscere questo Arahant.’

Ora in quel tempo Pokkharasati aveva un discepolo, il giovane Ambattha, studente dei Veda, conoscitore dei mantra, specializzato nei Tre Veda, esperto delle pratiche e dei rituali, dei vari suoni e significati, della tradizione orale, dotto in filosofia, con i segni caratteristici di un Grande Uomo, accolto ed accettato dal suo maestro dei Tre Veda con queste parole: “Tu sai ciò che io so; io so ciò che tu sai.”

Quindi Pokkharasati disse ad Ambattha: “Ambattha, figlio mio, l’asceta Gotama, figlio dei Sakya soggiorna nella foresta di Icchanankala. Di lui si dice bene: ‘Costui è un Arahant, …Ora vai a rendere visita all’asceta Gotama e scopri se questa opinione è vera o falsa, e se il Venerabile Gotama è così come si dice. In questo modo lo metteremo alla prova.”

“Signore, come scoprirò se questa opinione è vera o falsa, e se il Venerabile Gotama è così come si dice?”

“Secondo la tradizione dei nostri mantra, Ambattha, colui che possiede i 32 segni caratteristici di un Grande Uomo ha solo due strade aperte davanti a lui. Se vivrà la vita di famiglia sarà un sovrano, un monarca che metterà in movimento la ruota della Legge, conquistatore dei quattro punti cardinali e darà stabilità e sicurezza al suo regno, detentore dei sette tesori. Questi sono: il tesoro della Ruota, il tesoro dell’Elefante, il tesoro del Cavallo, il tesoro del Gioiello, il tesoro della Donna, il tesoro del Capofamiglia e, come settimo, il tesoro del Consigliere. Avrà più di mille figli, destinati a diventare eroi e vincitori degli eserciti ostili. Governerà questa terra senza usare nè bastone nè spada, solo con la legge. Ma se lascia la vita di famiglia per l’ascetismo, allora diverrà un Arahant, un Buddha pienamente illuminato, colui che toglierà di nuovo il velo dal mondo. Ambattha, io sono il maestro dei mantra, e tu il discepolo.”

“Molto bene, Signore,” rispose Ambattha a Pokkharasati, poi si alzò, passò alla destra di Pokkharasati, salì sul carro trainato da una giumenta e, accompagnato da altri giovani. si avviò verso la foresta di Icchanankala. Viaggiò col carro fin dove poteva, poi proseguì a piedi.

In quel momento alcuni monaci erano fuori che praticavano la meditazione camminata. Ambattha si avvicinò a loro e chiese: “Dove è ora il Venerabile Gotama? Siamo venuti a rendere visita al Venerabile Gotama.”

I monaci pensarono: “Questo è Ambattha, un giovane di buona famiglia ed un discepolo dell’illustre bramano Pokkharasati. Il Sublime sarà lieto di avere una conversazione con lui.” Quindi dissero ad Ambattha: “Quella è la sua dimora, con la porta chiusa. Vai tranquillo verso la veranda senza fretta, tossisci e bussa alla porta. Il Sublime certamente ti aprirà.”

Ambattha si recò alla dimora e giunto sulla veranda tossì e bussò. Il Sublime aprì la porta, ed Ambattha entrò. I giovani entrarono, scambiate le consuete cortesie, si sedettero ad un lato. Ma Ambattha rimase in piedi camminando avanti e indietro mentre il Sublime era seduto, mormorando vaghe parole dinanzi al Sublime seduto.

Quindi il Sublime disse ad Ambattha: “In questo modo, Ambattha, ti comporti dinanzi a dei venerabili e dotti bramani, maestri dei maestri, come stai facendo adesso con me, stando in piedi e mormorando parole vaghe?” “No, Venerabile Gotama. Un bramano cammina con un bramano che cammina, è in piedi se l’altro è in piedi, siede se l’altro è seduto. Ma con quegli asceti dai capelli e barba rasati, con i servi, con gli impuri nati dai piedi di Brama, io così mi rivolgo proprio come con il Venerabile Gotama.”

“Ma Ambattha, tu sei venuto qui alla ricerca di qualcosa. Qualunque sia il tuo motivo dovresti ascoltare attentamente. Ambattha, non hai migliorato la tua pratica. La tua presunzione di essere esperto nella pratica è dovuta solo all’inesperienza.”

Così Ambattha non contento di essere chiamato non esperto, fu preso dall’ira e si rivolse al Sublime con bestemmie ed insulti. Pensando: “L’asceta Gotama mi sopporta di malavoglia”—disse: “Venerabile Gotama, i Sakya sono fieri, calunniatori, permalosi e violenti. Discendendo dagli schiavi sono servili, perciò non hanno onore, rispetto, stima, riverenza ed ossequio verso i bramani. E’ impensabile che costoro non portino rispetto ai bramani!” Questa fu la prima volta che Ambattha accusava i Sakya di essere servili.

“Ma, Ambattha, che cosa ti hanno fatto i Sakya?”

“Venerabile Gotama, una volta andai a Kapilavatthu per delle commissioni per il mio maestro, il bramano Pokkharasati, e giunsi nella sala delle riunioni dei Sakya. In quella occasione molti Sakya erano seduti nella loro sala delle riunioni, oziando, ridendo e giocando, e mi parve di essere preso in giro, perchè nessuno mi offrì un posto. E’ impensabile che costoro non portino rispetto ai bramani!” Questa fu la seconda volta che Ambattha accusava i Sakya di essere servili.

“Ma Ambattha, persino la quaglia, quel piccolo uccello, può parlare come le piace nel proprio nido. Kapilavatthu è la casa dei Sakya, Ambattha. Loro non possono essere biasimati per una simile inezia.”

“Venerabile Gotama, ci sono quattro caste: i Khattiya, i bramani, i mercanti e gli artigiani. E di queste quattro caste, tre—i Khattiya, i mercanti e gli artigiani—sono completamente servili verso i bramani. E’ impensabile che costoro non portino rispetto ai bramani!” Questa fu la terza volta che Ambatta accusava i Sakya di essere servili.

Poi il Sublime pensò: “Questo giovane offende troppo i Sakya. Quale sarà la sua casta?” Quindi chiese: “Ambattha, qual è la tua casta? ‘“Io sono un Kanhaya, Venerabile Gotama.”

Ambattha, nei tempi passati, secondo coloro che ricordano il lignaggio ancestrale, i Sakya erano i padroni, mentre tu discendi da una schiava dei Sakya. I Sakya considerano il Re Okkaka come loro antenato. Un tempo il Re Okkaka, che amava e adorava la sua regina, lasciò il regno ad un suo figlio, così bandì i fratelli maggiori dal regno—Okkamukha, Karandu, Hatthiniya e Sinipura. Costoro, essendo stati banditi, costruirono la loro casa su un lato del monte Himalaia vicino ad uno stagno di loto dove c’era un bosco di alberi di tek. Per paura di contaminare le loro provviste coabitarono con le loro sorelle. Poi il Re Okkaka chiese ai suoi ministri e consiglieri: “Dove vivono adesso i principi?” e loro glielo dissero. Il Re Okkaha esclamò: “Loro sono forti come alberi di tek, questi principi, loro sono i veri Sakya!” Da ciò deriva il nome dei Sakya. Quindi il Re era l’antenato dei Sakya.

“Ora Re Okkaka aveva una schiava chiamata Disa che partorì un bambino di pelle nera. Questo bambino di pelle nera, quando nacque, esclamò: “Puliscimi, madre! Lavami, madre! Toglimi questo sporco ed otterrai dei vantaggi!” Perché, Ambattha, come oggi le persone usano il termine folletto maligno come termine offensivo, così in quei giorni dicevano neri. Così si diceva: “Appena nacque, parlò. E’ nato un Kanha, un folletto maligno!” Quindi in quei tempi lontani i Sakya erano i padroni, e tu discendi da una schiava dei Sakya.”

Appena udite queste parole, i giovani dissero: “Venerabile Gotama, non umiliate troppo Ambattha affermando che discende da una schiava: Ambattha è di buona famiglia, è molto dotto, è uno studioso, capace di confrontarsi col Venerabile Gotama!”

Il Sublime disse ai giovani: “Se considerate Ambattha nato non di buona famiglia, ignorante, non studioso, incapace di confrontarsi con l’asceta Gotama, allora lasciate che Ambattha sia silenzioso, e discutete voi con me. Ma se pensate che egli sia capace di poter discutere, allora restate in silenzio e lasciatelo discutere con me.”

“Ambattha è di buona famiglia, Venerabile Gotama… Noi resteremo in slenzio, egli parlerà.”

Allora il Sublime disse ad Ambattha: “Ambattha, ho una domanda fondamentale per te, che non ti piacerà rispondere. Se non rispondi, o evadi il problema, se rimani in silenzio o vai via, la tua testa si dividerà in sette pezzi. Cosa pensi, Ambattha? Hai sentito da vecchi e venerabili bramani, maestri dei maestri, da dove provengono i Kanhaya, o chi era il loro antenato?” Ambattha rimase in silenzio. Il Sublime chiese una seconda volta. Di nuovo Ambattha rimase in silenzio, e il Sublime disse: “Ora rispondimi Ambattha, non è opportuno rimanere in silenzio. Chi, Ambattha, non risponde ad una domanda fondamentale posta da un Tathagata entro la terza volta la sua testa si dividerà in sette pezzi.

In quel momento Vajirapani, lo yakkha, tenendo un enorme bastone di ferro incandescente, rovente ed ardente sopra la testa di Ambattha, pensava: “Se questo giovane Ambattha non risponde ad una domanda posta a lui dal Sublime dopo la terza volta, dividerò la sua testa in sette pezzi!” Il Sublime vide Vajirapani, così Ambattha. A quella visione, Ambattha si terrorizzò implorando protezione, aiuto e rifugio dal Sublime. Nascondendosi dietro al Sublime disse: “Cosa ha chiesto il Venerabile Gotama? Può il Venerabile Gotama ripetere ciò che ha detto?!” “Cosa pensi, Ambattha? Hai sentito chi era l’antenato dei Kanhaya?” “Sì, l’ho sentito quando lo ha detto il Venerabile Gotama da dove discendono i Kahaya, chi era il loro antenato.”

Ascoltando queste parole, i giovani fecero un gran frastuono e fracasso: “Così Ambattha non è nato di buona famiglia, discende da una schiava dei Sakya, ed i Sakya sono i padroni di Ambattha! Abbiamo offeso l’asceta Gotama, pensando che non dicesse il vero!”

Poi il Sublime pensò: “Questi giovani stanno umiliando troppo Ambattha per essere il figlio di una schiava. Lo devo aiutare.” Così disse ai giovani: “Non offendete troppo Ambattha per essere il figlio di una schiava! Quel Kanha era molto saggio. Egli andò verso il sud del paese, e là imparò i mantra dei bramani, e poi si recò dal Re Okkaka e chiese in sposa sua figlia Maddarupi. E Re Okkaka, furiosamente adirato, esclamò: “Così questo individuo, il figlio di una schiava vuole sposare mia figlia!” e mise la freccia al suo arco. Ma non riuscì a scoccare la freccia o a toglierla. Allora i ministri e consiglieri si recarono dal saggio Kanha e gli dissero: “Risparmi il re, Venerabile Signore, risparmi il re!”

“Il re sarà salvo, se scoccherà la freccia verso il basso, la terra tremerà fin dove si estende il suo regno.”

“Signore Venerabile, risparmi il re, risparmi il regno!”

“Il re e il regno saranno salvi, ma se scoccherà la freccia verso l’alto, il deva della pioggia non farà piovere per sette anni sul suo regno.”

“Signore Venerabile, risparmi il re e il regno, e possa il deva della pioggia far piovere!”

“Il re ed il regno saranno salvi, e il deva della pioggia farà piovere, ma se il re punterà la freccia verso la corona del principe, il principe sarà completamente salvo.”

Poi i ministri esclamarono: “Lasciate che il Re Okkaka punti la freccia verso la corona del principe, il principe sarà perfettamente salvo!”

Il re così fece, ed il principe fu salvo. Poi il Re Okkaka, per paura e timore di una punizione divina, gli diede in sposa sua figlia Maddarupi. Quindi, giovani, non offendete Ambattha per essere il figlio di una schiava. Quel Kanha era molto saggio.

Poi il Sublime disse: “Ambattha, cosa pensi? Supponi che un giovane Khattiya sposasse una vergine figlia di un bramano, e da questa unione nascesse un figlio. Quel figlio di un giovane Khattiya e di una figlia di un bramano riceverebbe una sedia e dell’acqua dai bramani?” “Sì, Venerabile Gotama.”

“Gli permetterebbero di mangiare ad un rito funebre, di ricevere un’offerta di riso, di partecipare ai sacrifici o come ospite?”

“Sì, Venerabile Gotama.”

Gli insegnerebbero i mantra o no?” “Sì, Venerabile Gotama.”

“Terrebbero le loro donne coperte o scoperte?” “Scoperte, Venerabile Gotama.”

“I Khattiya lo inizierebbero al rito dei Khattiya?” “No, Venerabile Gotama.”

“Perché no?” “Perché, Venerabile Gotama, da parte di madre non è di buona famiglia.”

“Cosa pensi, Ambattha? Supponi che un giovane bramano sposasse una vergine figlia di un Khattiya, e da questa unione nascesse un figlio. Quel figlio di un giovane bramano e di una figlia di un Khattiya riceverebbe una sedia e dell’acqua dai bramani?” “Sì, Venerabile Gotama.” come verso 1.24. “I Khattiya lo inizierebbero al rito dei Khattiya?” “No, Venerabile Gotama.”

“Perché no?” “Perché, Venerabile Gotama, da parte di padre non è di buona famiglia.”

“Così, Ambattha, i Khattiya per mezzo di un uomo che si è unito con una donna o una donna che si è unita con un uomo, sono superiori ai bramani. Cosa pensi, Ambattha? Se un bramano, per un qualche motivo, si fosse rasato la testa, e a causa di ciò fosse stato punito con una borsa di ceneri e bandito dal paese o dalla città, costui riceverebbe una sedia e un po’ d’acqua dai bramani?” “No, Venerabile Gotama.”

“Gli permetterebbero di mangiare…” “No, Venerabile Gotama.”

“Gli insegnerebbero i mantra?” “No, Venerabile Gotama.”

“Terrebbero le loro donne coperte o scoperte?” “Coperte, Venerabile Gotama.”

‘Cosa pensi, Ambattha? Se un Khattiya … si fosse rasato la testa … e a causa di ciò fosse stato bandito dalla regione o dalla città. Potrebbe quel Khattiya ricevere una sedia e dell’acqua dai bramani? come verso 1.24 … Terrebbero le loro donne coperte o scoperte?” “Coperte, Venerabile Gotama.”

“Ma quel Khattiya avendo ricevuto l’estrema umiliazione, è superiore ad un bramano.

Ambattha, questo verso è stato pronunciato da Brama Samankumara:

‘Il migliore dei Khattiya è stimato dal clan;

egli con conoscenza e condotta è il migliore di dèi ed esseri umani.’

Questo verso fu rettamente cantato, rettamente recitato, recante benefici e non diversamente. E, Ambattha, anche io affermo:

‘Il migliore dei Khattiya è stimato dal clan;

egli con conoscenza e condotta è il migliore di dèi ed esseri umani.’

Fine della prima parte

“Ma, Venerabile Gotama, qual è questa condotta, qual è questa conoscenza?”

“Ambattha, non si consegue una conoscenza ed una retta condotta per nascita e per casta, né sulla presunzione di colui che dice: “Tu sei degno di me, tu non sei degno di me!” Perciò ovunque ci sia un dare, un avere, o un dare ed un avere dal matrimonio, ci sarà sempre questo dialogo e questa presunzione … Ma coloro che sono schiavi di tali cose sono lontani dall’ottenere la conoscenza e una retta condotta, che si raggiungono solo abbandonando tutte queste cose!”

“Ma, Venerabile Gotama, qual è questa condotta, qual è questa conoscenza?”

“Ambattha, Un Tathagata, un Perfettamente e Completamente Risvegliato, con perfetta conoscenza e condotta, il Glorioso, conoscitore del cosmo, maestro insuperabile di coloro che vogliono essere istruiti, maestro di esseri umani e divini, il Risvegliato, il Beato. Egli insegna il Dhamma ammirevole all’inizio, nel mezzo, e alla fine. Egli proclama la vita santa nella sua completezza ed essenza, interamente perfetta, colma di purezza. Un discepolo pratica la moralità e la virtù.

E come un discepolo è virtuoso? Non uccidendo, si astiene dall’uccidere. Depone le sue armi, scrupoloso, misericordioso, compassionevole verso tutti gli esseri viventi. Ciò è parte della sua virtù. Non rubando, si astiene dal rubare. Prende solamente ciò che è dato, accetta solamente ciò che è dato, non agisce furtivamente ma in modo puro. Anche questo è parte della sua virtù. Abbandonando la vita familiare, vive la castità, solitario, si astiene dall’atto sessuale che è il modo del villano. Anche questo è parte della sua virtù. Non mentendo, si astiene dal mentire. E’ sincero, si attiene alla verità, è sincero, affidabile, non inganna gli altri. Anche questo è parte della sua virtù. Detestando le parole che seminano discordia si astiene da parole che seminano discordia. Ciò che ha sentito in questo luogo non lo racconta in un altro per separare le persone assenti da quelle presenti. Ciò che ha sentito in un altro luogo non lo racconta in questo luogo per separare le persone presenti da quelle assenti. Così riconciliando ciò che si è diviso o cementando ciò che è unito, ama la concordia, gode e si compiace dell’armonia, proferisce parole che uniscono e non dividono. Anche questo è parte della sua virtù. Detestando le parole ingiuriose, si astiene dal pronunciare parole ingiuriose. Pronuncia parole che sono dolci all’orecchio, affettuose, amorevoli, gentili, affascinanti e piacevoli a tutti. Anche questo è parte della sua virtù. Detestando la chiacchiera inutile, si astiene dalla chiacchiera inutile. Parla a tempo debito, dice ciò che è vero, relativo alla meta, al Dhamma ed al Vinaya. Esprime parole degne di valore, opportune, equilibrate, contenute, coerenti con la meta. Anche questo è parte della sua virtù. Si astiene dal danneggiare il seme e la vita vegetale. Mangia solamente una volta al giorno, rinunciando alla cena e al cibo in momenti non opportuni della giornata. Si astiene dal danzare, dal cantare, dal suonare ed assistere a spettacoli. Si astiene dall’indossare ghirlande e dall’usare profumi e cosmetici. Si astiene da letti e sedie alte e lussuose. Si astiene dall’accettare oro e denaro. Si astiene dall’accettare cereali crudi… carne cruda… donne e ragazze… servi e serve… capre e pecore… pollame e maiali… elefanti, bestiame, giumente… terreni e proprietà. Si astiene da svolgere incarichi per conto di altri … acquistare e vendere… commerciare con false bilance, falsi metalli e false misure… da corruzione, inganno e frode. Si astiene dal mutilare, giustiziare, incarcerare, dalla masnada, dal saccheggio e dalla violenza. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, sono dediti a danneggiare il seme e la vita vegetale come—piante arboree, gambi, nodi, germogli, semi—egli si astiene dal danneggiare il seme e la vita vegetale. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, sono dediti a consumare provviste come—cibo, bevande, vestiti, veicoli, quanto serve per dormire, profumi e carne—egli si astiene dal consumare provviste come queste. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, sono dediti ad assistere a spettacoli come—danza, canto, musica, drammi, ballate, recitazione, cembali e tamburi, scene di lanterna magica, giochi acrobatici e prestidigitazione, combattimenti di elefanti, di cavalli, di bufali, di tori, di capre, di montoni, di galli, di quaglie, con bastoni, pugilato, lotta, esercitazioni, appelli e ordini militari—egli si astiene dall’assistere a spettacoli come questi. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, sono dediti a giochi sventati ed oziosi come—gioco degli scacchi, giochi mondani, con stecchetti, con palla, con giocattoli di legno, dadi, sciarada muta o parlata, salto della corda ed altri—egli si astiene da giochi sventati ed oziosi come questi. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, usano mobili alti e lussuosi come—letti alti, sontuosi, decorati e sfarzosi, vari tipi di copriletto usati come ornamento, tappeti in pelle di animale—egli si astiene dall’utilizzare dei mobili alti e lussuosi come questi. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, usano profumi, cosmetici e altri prodotti di bellezza come—cipria, massaggi con unguenti, bagni profumati, fanghi, usare specchi, pomate, ghirlande, profumi, creme, mascara, braccialetti, copricapo, bastoni da passeggio decorati, borracce ornate, spade, parasole di lusso, sandali decorati, turbanti, gioielli, fruste in coda di yak, abiti bianchi ornati con frange—egli si astiene dall’utilizzare profumi, cosmetici e altri prodotti di bellezza come questi. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, sono dediti a conversare di argomenti triviali come—discutere di re, ladri, ministri di stato; di eserciti e di battaglie; di cibo e di bevande; di vestiti, mobili, ghirlande e profumi; di parenti; di veicoli; di villaggi, paesi, città, regioni; di donne e di eroi; di pettegolezzi; di morti; di teorie diverse [discussioni filosofiche sul passato e sul futuro], della creazione del mondo e del mare e interrogarsi se le cose esistono o non esistono—egli si astiene da argomenti triviali come questi. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, sono dediti a dispute come: “Tu non capisci questa dottrina e questa disciplina—io sì! “—“Come potresti capire questa dottrina e questa disciplina?”—‘Il tuo modo è del tutto sbagliato—il mio è corretto!”—“Io sono coerente—tu no!”—“Dici per primo ciò che dovresti dire per ultimo, e dici per ultimo ciò che dovresti dire per primo!”—“Quello che hai pensato per molto tempo è stato confutato!”—“Il tuo argomento è stato confutato, sei sconfitto!”—“Muoviti, abbandona la tua dottrina!”—egli si astiene da dispute come queste. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, sono dediti a portare messaggi o svolgere commissioni per altre persone come—re, ministri di stato, nobili guerrieri, bramani, capifamiglia o rampolli [che dicono]: ‘Va’ qui, va’ là, esegui questo incarico!’—egli si astiene dal portare messaggi o svolgere commissioni per persone come queste. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, sono dediti a complottare, a persuadere, a insinuare, a sminuire e a procurarsi dei profitti personali, egli si astiene da questi modi errati di ottenere dei mezzi di sostentamento come questi. Anche questo è parte della sua virtù. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, si mantengono con errati mezzi di sostentamento attraverso arti divinatorie come: la chiromanzia; la chiaroveggenza; l’astrologia; l’oniromanzia; la frenologia; la myomanzia; l’onicomanzia; la geomanzia; la demonomanzia; la sciomanzia; la metagnomia; oblazioni, incantesimi e riti sacrificali—egli si astiene da questi errati mezzi di sostentamento come questi. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, si mantengono con errati mezzi di sostentamento attraverso arti meschine come: stabilire il valore di gioielli, vestiti, bastoni, spade, lance, frecce, archi ed altre armi; donne, ragazzi, ragazze, servi e serve; elefanti, cavalli, bufali, tori, mucche, capre, montoni, pollame, quaglie, lucertole, roditori, tartarughe, ed altri animali—egli si astiene da questi errati mezzi di sostentamento come questi. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, si mantengono con errati mezzi di sostentamento come predire: i sovrani avanzeranno oltre confine; i sovrani avanzeranno oltre confine e ritorneranno; i nostri sovrani attaccheranno, ed i loro batteranno in ritirata; i loro sovrani attaccheranno, ed i nostri batteranno in ritirata ; ci sarà un trionfo per i nostri sovrani e la disfatta per i loro; ci sarà un trionfo per i loro sovrani e la disfatta per i nostri; così sarà il trionfo, così sarà la disfatta— egli si astiene da questi errati mezzi di sostentamento. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, si mantengono con errati mezzi di sostentamento come predire: un’eclissi di luna; un’eclissi di sole; un occultamento di un pianeta; il sole e la luna seguiranno la loro orbita; il sole e la luna andranno fuori orbita; i pianeti seguiranno la loro orbita; i pianeti andranno fuori orbita; una pioggia di meteoriti; il cielo si oscurerà; un terremoto; ci sarà un fulmine a ciel sereno; il sorgere, il tramontare, l’oscurare, il brillare del sole, della luna e dei pianeti; tale sarà l’effetto dell’eclissi di luna… il sorgere, il tramontare, l’oscurare, il brillare del sole, della luna e dei pianeti—egli si astiene da questi errati mezzi di sostentamento. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, si mantengono con errati mezzi di sostentamento come predire: piogge abbondanti; siccità; abbondanza; carestia; pace e sicurezza; pericolo; malattia; assenza di malattia; o si guadagnano la vita contando, facendo della contabilità, calcolando, componendo della poesia, o insegnando delle arti e delle dottrine edonistiche—egli si astiene da questi errati mezzi di sostentamento. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, si mantengono con errati mezzi di sostentamento attraverso arti meschine come: calcolare periodi propizi per i matrimoni, fidanzamenti, divorzi; praticare l’usura o fare investimenti e prestiti; causare antipatia o simpatia; curare le donne che hanno avuto degli aborti; riti di stregoneria o di magia nera per recare dei danni ad altre persone; divinazione con specchi, con una ragazza o con uno spirito; rendere culto al sole, al Grande Brahma, esorcismi, invocare la dea della fortuna—egli si astiene da questi errati mezzi di sostentamento. Anche se alcuni bramani ed asceti, che vivono tramite le offerte dei fedeli, si mantengono con errati mezzi di sostentamento attraverso arti meschine come: promettere doni ai deva in cambio di favori; compiere profezie; demonologia; insegnare dei riti di protezione domestica; causare la virilità e l’impotenza; benedire aree fabbricabili; tenere bagni cerimoniali; offrire dei fuochi sacrificali; somministrare emetici, purganti, espettorati, diuretici, cure per il mal di testa; somministrare olio per le orecchie, colliri, medicine per il naso, unguenti e sieri; praticare la chirurgia, praticare la pediatria, somministrare erbe medicinali—egli si astiene da questi errati mezzi di sostentamento. Anche questo è parte della sua virtù. Un discepolo così virtuoso, affidandosi alla sua rinuncia, non vede nessun pericolo grazie alla sua virtù. Così come un nobile re guerriero che ha sconfitto i suoi nemici non vede nessun pericolo da parte dei suoi nemici, allo stesso modo il discepolo così virtuoso, affidandosi alla sua rinuncia, non vede nessun pericolo grazie alla sua virtù. Dotato di questo nobile aggregato di virtù, è interiormente sensibile al piacere di essere risoluto. Così un discepolo è compiuto in virtù. E come un discepolo custodisce le porte dei suoi sensi? Vedendo una forma con l’occhio, non si aggrappa a nessun particolare o dettaglio per cui—se dovesse dimorare senza controllo sulla facoltà visiva—il male, le qualità nocive come la cupidigia o l’angoscia potrebbero assalirlo. Sentendo un suono con l’orecchio… Odorando un profumo col naso… Gustando un sapore con la lingua… Provando una sensazione tattile col corpo… Conoscendo un oggetto del pensiero con la mente, non si aggrappa a nessun particolare o dettaglio per cui—se dovesse dimorare senza controllo sulla facoltà mentale—il male, le qualità nocive come la cupidigia o l’angoscia potrebbero assalirlo. Dotato di questo nobile controllo sulle facoltà dei sensi, è interiormente sensibile al piacere di essere risoluto. Così un discepolo custodisce le porte dei suoi sensi. E come un discepolo coltiva la presenza mentale e la vigile attenzione? Quando cammina su e giù, agisce con presenza mentale e con vigile attenzione. Quando guarda… quando tende e contrae le sue membra… quando indossa il suo mantello, la sua veste e porta la sua scodella… quando mangia, beve, mastica e gusta… quando urina e defeca… quando cammina, sta fermo, siede, si addormenta, si sveglia, parla e rimane silenzioso, agisce con presenza mentale e vigilanza. Così un discepolo coltiva la presenza mentale e la vigile attenzione. E come un discepolo è contento? Come un uccello, ovunque vada, le sue ali sono il suo unico peso; così egli si accontenta degli abiti solo per riparare il suo corpo e di cibo elemosinato solo per soddisfare la sua fame. Ovunque vada, porta solamente lo stretto necessario. Così un discepolo è contento. Dotato di questo nobile aggregato di virtù, questo nobile controllo delle facoltà dei sensi, questa nobile presenza mentale e questa nobile contentezza, cerca un luogo isolato: una foresta, l’ombra di un albero, una montagna, una gola, una caverna, una grotta, un boschetto, all’aria aperta, un pagliaio. Dopo il pasto, di ritorno dalla questua, siede con le gambe incrociate e mantiene il suo corpo eretto e la sua presenza mentale vigilante. Abbandonando la cupidigia nei riguardi del mondo, egli dimora con una consapevolezza priva di cupidigia. Purifica la sua mente dalla cupidigia. Abbandonando la cattiva volontà e l’ira, egli dimora con una consapevolezza priva di cattiva volontà, rivolto al benessere di tutti gli esseri viventi. Purifica la sua mente dalla cattiva volontà e dall’ira. Abbandonando il torpore e l’indolenza, egli dimora con una consapevolezza priva di torpore ed indolenza, mentalmente presente, vigile, capace di percepire l’illuminazione mentale. Purifica la sua mente dal torpore e dall’indolenza. Abbandonando l’agitazione e l’ansia, egli dimora imperturbato, la sua mente internamente calma. Purifica la sua mente dall’agitazione e dall’ansia. Abbandonando il dubbio, egli dimora oltre l’incertezza, senza perplessità nei riguardi delle qualità mentali salutari. Purifica la sua mente dal dubbio. Supponi che un uomo, dopo aver contratto un prestito, l’investa nei suoi affari. I suoi affari vanno a buon fine. Rimborsa i suoi vecchi debiti e gli restano anche risorse per mantenere la moglie. Potrebbe così riflettere: ‘Prima, avendo contratto un prestito, l’ho investito nei miei affari. Adesso i miei affari sono andati a buon fine. Ho rimborsato i miei vecchi debiti e mi restano risorse per mantenere mia moglie.’ A causa di ciò ne trarrebbe gioia e felicità. O supponi che un uomo si ammali—subendo gravi dolori e sofferenze. Non mangia ed è molto debole. Col passar del tempo, riesce a guarire da questa malattia. Ritorna a mangiare e acquista di nuovo le forze. Potrebbe così riflettere: ‘Prima, ero malato… Adesso sono guarito da questa malattia. Mangio e ho acquistato di nuovo le mie forze.’ A causa di ciò ne trarrebbe gioia e felicità. O supponi che un uomo sia imprigionato. Col passar del tempo, viene liberato, sano e salvo, senza perdere i suoi beni. Potrebbe così riflettere: ‘Prima, ero in prigione. Adesso sono libero, sano e salvo, senza aver perso i miei beni.’ A causa di ciò ne trarrebbe gioia e felicità. O supponi che un uomo sia uno servo, succube degli altri, non potendo disporre del suo tempo. Col passar del tempo, acquista la libertà, non più succube degli altri, potendo disporre liberamente del suo tempo. Potrebbe così riflettere: ‘Prima, ero un servo… Adesso ho acquistato la libertà, non sono più succube degli altri, posso disporre del mio tempo come voglio.’ A causa di ciò ne trarrebbe gioia e felicità. O supponi che un uomo, trasportando del denaro e dei beni, viaggi per una strada in una regione deserta. Col passar del tempo, si allontana da questa regione deserta, sano e salvo, senza perdere il suo denaro e i suoi beni. Potrebbe così riflettere: ‘Prima, trasportando del denaro e dei beni, viaggiavo per una strada in una regione deserta. Adesso sono lontano da questa regione deserta, sano e salvo, senza aver perso il mio denaro e i miei beni.’ A causa di ciò ne trarrebbe gioia e felicità. Allo stesso modo, quando questi cinque ostacoli, esistenti in lui, non sono abbandonati, il discepolo li considera come un debito, una malattia, una prigione, una schiavitù, una strada in una regione deserta. Ma quando questi cinque ostacoli, esistenti in lui, sono abbandonati, li considera come una mancanza di debiti, una buona salute, una liberazione dalla prigione, un’indipendenza, un posto sicuro. Vedendo che sono stati abbandonati, ne è contento. Contento, ne è estasiato. Estasiato, il suo corpo si tranquillizza. Con il corpo tranquillo, è sensibile al piacere. Provando del piacere, la sua mente si concentra. Completamente privo di sensualità, privo di qualità mentali nocive, egli entra e dimora nel primo assorbimento meditativo (jhāna): nato dal distacco, accompagnato dall’idea razionale e dal pensiero discorsivo, pieno di gioia e di estasi. Egli compenetra e pervade, riempie e satura interamente questo corpo di estasi e di gioia nate dal distacco. Con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, egli la dirige e l’orienta verso la conoscenza e la visione. Egli discerne: ‘Questo mio corpo è dotato di forma, composto dai quattro elementi primari, nato da madre e padre, nutrito di riso e di semola, soggetto all’impermanenza, a preoccupazioni, a sollecitazioni, alla dissoluzione ed alla dispersione. E questa mia coscienza è in questo mondo sostenuta e vincolata.’ Come se uno splendido gioiello di béryl—ad otto faccette, ben ripulito, chiaro, lucente, perfetto in ogni suo verso, con all’interno un riflesso blu, giallo, rosso, bianco o bruno—fosse osservato da un uomo di buona vista, che così riflette: ‘Questo è uno splendido gioiello di béryl, ad otto faccette, ben ripulito, chiaro, lucente, perfetto in ogni suo verso, con all’interno un riflesso blu, giallo, rosso, bianco o bruno.’ Allo stesso modo—la sua mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, la dirige e l’orienta verso la conoscenza e la visione. Egli discerne: ‘Questo mio corpo è dotato di forma, composto dai quattro elementi primari, nato da madre e padre, nutrito di riso e di semola, soggetto all’impermanenza, a preoccupazioni, a sollecitazioni, alla dissoluzione ed alla dispersione. E questa mia coscienza è in questo mondo sostenuta e vincolata.’ Anche questo, grande re, è un frutto della vita ascetica, raggiungibile in questa stessa vita, più eccellente e sublime dei precedenti. Con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, egli la dirige e l’orienta a creare un corpo fatto di mente. Da questo corpo egli crea un altro corpo, dotato di forma, fatto di mente, completo in ogni sua parte, nel pieno delle sue facoltà. Come se un uomo, traendo una freccia dalla faretra, pensasse: ‘Questa è la faretra, questa è la freccia. La faretra è una cosa, la freccia un’altra, ma la freccia è stata tratta dalla faretra.’ O come se un uomo, traendo una spada dalla guaina, pensasse: ‘Questa è la spada, questa è la guaina. La spada è una cosa, la guaina un’altra, ma la spada è stata tratta dalla guaina.’ O come se un uomo, togliendo un serpente dalla sua muta, pensasse: ‘Questo è il serpente, questa è la muta. Il serpente è una cosa, la muta un’altra, ma il serpente è stato tolto dalla muta.’ Allo stesso modo—con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, il discepolo la dirige e l’orienta a creare un corpo fatto di mente. Da questo corpo egli crea un altro corpo, dotato di forma, fatto di mente, completo in ogni sua parte, nel pieno delle sue facoltà. Anche questo, grande re, è un frutto della vita ascetica, raggiungibile in questa stessa vita, più eccellente e sublime dei precedenti. Con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, egli la dirige e l’orienta verso i poteri sovrumani. Egli controlla molteplici poteri sovrumani. Essendo stato uno diventa molti; essendo stato molti diventa uno. Appare. Svanisce. Attraversa muri, pendii e montagne come se fossero spazio vuoto. Si immerge e fuoriesce dalla terra come se fosse acqua. Cammina sull’acqua senza affondare come se fosse terraferma. Con le gambe incrociate si libra in aria come un uccello. Con la sua mano tocca ed accarezza persino il sole e la luna così grandiosi e potenti. Egli esercita la propria influenza sino ai mondi lontani di Brahma. Come un abile vasaio o il suo apprendista ricava vasi da un pezzo di creta o argilla, o come un abile scultore di avorio o il suo apprendista ricava dall’avorio ogni tipo di oggetti, o come un abile orafo o il suo apprendista ricava dall’oro ogni tipo di oggetti d’oro; allo stesso modo—con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile.—il discepolo la dirige e l’orienta verso i poteri sovrumani… Egli esercita la propria influenza sino ai mondi lontani di Brahma. Anche questo, grande re, è un frutto della vita ascetica, raggiungibile in questa stessa vita, più eccellente e sublime dei precedenti. Con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, egli la dirige e l’orienta verso l’udito divino. Egli sente—per mezzo dell’udito divino, purificato e sovrumano—i due tipi di suoni: divini ed umani, sia da vicino sia da lontano. Come se un uomo, viaggiando lungo una strada, sentisse i suoni di timpani, di piccoli tamburi, di trombe, di cembali, e di altri strumenti. Egli così riconosce: ‘Questo è il suono dei timpani, questo è il suono dei piccoli tamburi, questo è il suono delle trombe, questo è il suono dei cembali e così via.’ Allo stesso modo—con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile—il discepolo la dirige e l’orienta verso l’udito divino. Egli sente—per mezzo dell’udito divino, purificato e sovrumano—i due tipi di suoni: divini ed umani, sia da vicino sia da lontano. Anche questo, grande re, è un frutto della vita ascetica, raggiungibile in questa stessa vita, più eccellente e sublime dei precedenti. Con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, egli la dirige e l’orienta verso la conoscenza dei pensieri altrui. Conosce i pensieri d’altri esseri, di altre persone. Egli discerne una mente con cupidigia come una mente con cupidigia, ed una mente senza cupidigia come una mente senza cupidigia. Discerne una mente con avversione come una mente con avversione, ed una mente senza avversione come una mente senza avversione. Discerne una mente con illusione come una mente con illusione, ed una mente senza illusione come una mente senza illusione. Discerne una mente limitata come una mente limitata, ed una mente confusa come una mente confusa. Discerne una mente imponente come una mente imponente, ed una mente inerte come una mente inerte. Discerne una mente superiore [non ad un livello sublime] come una mente superiore, ed una mente inferiore come una mente inferiore. Discerne una mente concentrata come una mente concentrata, ed una mente non concentrata come una mente non concentrata. Discerne una mente liberata come una mente liberata, ed una mente non liberata come una mente non liberata. Come se una ragazza—o un ragazzo—amante della bellezza, mirandosi allo specchio, notasse delle impurità o dei difetti sul proprio viso se vi fossero. Allo stesso modo—con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile—il discepolo la dirige e l’orienta verso la conoscenza dei pensieri altrui. Conosce i pensieri d’altri esseri, di altre persone. Egli discerne una mente con cupidigia come una mente con cupidigia, ed una mente senza cupidigia come una mente senza cupidigia … una mente liberata come una mente liberata, ed una mente non liberata come una mente non liberata. Anche questo, grande re, è un frutto della vita ascetica, raggiungibile in questa stessa vita, più eccellente e sublime dei precedenti. Con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, egli la dirige e l’orienta verso la conoscenza del ricordo delle anteriori esistenze. Egli è memore delle sue molteplici esistenze anteriori, una nascita, due nascite, tre nascite, quattro, cinque, dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, cento, mille, centomila, innumerevoli evi cosmici [ricorda]: “Là avevo tale nome, appartenevo a quella famiglia, avevo tale sembianza. Tale era il mio cibo, i miei piaceri e le mie sofferenze, così fu la fine della mia vita. Trapassando da quello stato, rinacqui in un’altra esistenza. In quella esistenza avevo tale nome, appartenevo a quella famiglia, avevo tale sembianza. Tale era il mio cibo, i miei piaceri e le mie sofferenze, così fu la fine della mia vita Trapassando da quella esistenza, rinacqui in questo mondo, e così via.’ Così egli è memore delle sue molteplici esistenze anteriori, ognuna in ogni particolare e dettaglio. Come se un uomo andasse dal suo villaggio ad un altro villaggio, e poi da questo villaggio ad un altro villaggio, e poi da questo tornasse di nuovo al suo villaggio. Così riflette: ‘Sono tornato al mio villaggio dopo essere stato in quel villaggio. In quel villaggio così stavo in piedi, così mi sedevo, così parlavo e restavo silenzioso. Da quel villaggio mi sono recato ad un altro villaggio, e così stavo in piedi, così mi sedevo, così parlavo e restavo silenzioso. Da quel villaggio sono ritornato al mio.’ Allo stesso modo—con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile—il discepolo la dirige e l’orienta verso la conoscenza del ricordo delle precedenti esistenze. Egli è memore delle sue molteplici esistenze passate… in ogni dettaglio. Anche questo, grande re, è un frutto della vita ascetica, raggiungibile in questa stessa vita, più eccellente e sublime dei precedenti. Con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, egli la dirige e l’orienta verso la conoscenza dell’apparire e sparire degli esseri. Egli vede—con l’occhio divino, purificato e sovrumano—gli esseri sparire e riapparire, discerne se sono volgari e nobili, belli e brutti, felici e infelici in base al loro kamma: ‘Questi esseri—non retti in condotta fisica, verbale e mentale, che ingiuriavano i Nobili, avevano false visioni ed agivano sotto la loro influenza—alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, sono riapparsi in una cattiva destinazione, nei mondi inferiori, nei reami infernali. Ma questi esseri—retti in condotta fisica, verbale e mentale, che non ingiuriavano i Nobili ed avevano rette visioni ed agivano sotto la loro influenza—alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, sono riapparsi in buone destinazioni, nei reami celesti.’ Così—con l’occhio divino, purificato e sovrumano—vede gli esseri sparire e riapparire e discerne se sono volgari e nobili, belli e brutti, felici e infelici in base al loro kamma. Con la mente così concentrata, purificata e chiara, senza macchia, libera da impurità, agile, malleabile, salda e imperturbabile, egli la dirige e l’orienta verso la conoscenza della distruzione degli influssi mentali impuri. Egli discerne che ‘Questo è il dolore… Questa è l’origine del dolore… Questa è la cessazione del dolore… Questo è il sentiero che conduce alla cessazione del dolore… Questa è l’origine degli influssi mentali impuri… Questa è la cessazione degli influssi mentali impuri… Questo è il sentiero che conduce alla cessazione degli influssi mentali impuri.’ La sua mente, perfetta in conoscenza e visione, è liberata dagli influssi impuri della sensualità, dagli influssi impuri del divenire, dagli influssi impuri dell’ignoranza. Con la liberazione, c’è la conoscenza: ‘Il risveglio.’ Egli discerne che ‘La nascita è distrutta, la vita santa è stata vissuta, compiuto l’opera. Non ci sarà più alcuna rinascita in questo mondo.’

Ed oltre a questo non c’è altra conoscenza e condotta più alte o più perfette.

Ma, Ambattha, nella ricerca di questa insuperabile conoscenza e condotta, ci sono quattro percorsi di fallimento. Quali sono? In primo luogo, un asceta o un bramano che non sono riusciti a raggiungere questa ineguagliabile pratica, si isola nelle profondità della foresta pensando: “Vivrò di frutti abbattuti dal vento.” Ma in questo modo diviene un servo di ciò che ha raggiunto. Questo è il primo percorso di fallimento. Ancora, un asceta o un bramano, non essendo capace di vivere di frutti abbattuti dal vento, prende una vanga ed un cesto, pensando: “Vivrò di tuberi e radici.” … Questo è il secondo percorso di fallimento. Ancora, un asceta o un bramano, non essendo capace di vivere di tuberi e radici, accende un fuoco alla periferia di un villaggio o di una piccola città e siede, prendendosi cura del sacro fuoco … Questo è il terzo percorso di fallimento. Ancora, un asceta o un bramano, non essendo capace di prendersi cura di questo sacro fuoco, erige una casa con quattro porte ad un incrocio pensando: “Qualsiasi asceta o bramano arrivi dai quattro punti cardinali, onorerò al meglio la mia forza e la mia abilità.” Ma in questo modo diviene soltanto un servo di uno che ha raggiunto la insuperabile conoscenza e condotta. Questo è il quarto percorso di fallimento.

“Cosa pensi, Ambattha? Tu e il tuo maestro vivete seguendo questa eccelsa conoscenza e condotta?” “No, Venerabile Gotama!”

“Allora, Ambattha, tu e il tuo maestro, non potendo raggiungere questa conoscenza e condotta, potreste vivere di frutti abbattuti dal vento?” “No, Venerabile Gotama.”

“Allora, Ambattha, tu e il tuo maestro, non potendo raggiungere questa conoscenza e condotta, potreste vivere di tuberi e radici,… controllare la sacra fiamma,… costruire un tempio…?” “No, Venerabile Gotama.”

“Quindi, Ambattha, non solo tu e il tuo maestro non riuscite a raggiungere questa eccelsa conoscenza e condotta, ma neanche i quattro percorsi di fallimento. Però tu e il tuo maestro, il bramano Pokkharasati dite queste parole: “Questi gretti asceti rasati come possono dibattere con i bramani esperti dei Tre Veda?”—neanche tu riesci a rispettare uno che ha fallito. Ambattha, il tuo maestro ti ha deluso!

Ambattha, il bramano Pokkharasati vive grazie alla generosità del re Pasenadi del Kosala. Ed inoltre il re non lo riceve personalmente. Quando colloquia con il Re lo fa attraverso una tenda. Come mai il Re non riceve personalmente colui a cui ha donato ricchezza e una fonte di reddito? Ambattha, il tuo maestro ti ha deluso!

Cosa pensi, Ambattha? Supponi che il Re Pasenadi cavalcasse un elefante o un cavallo, o fosse su un carro, consigliandosi con i suoi ministri e principi su affari del regno. E supponi che un suo lavorante o il servo di un lavorante dovesse riportare i suoi ordini. E costui dicesse: “Questi sono gli ordini del re Pasenadi del Kosala!” Costui ripetendo le parole del Re sarebbe il Re?” “No di certo, Venerabile Gotama.”

“Bene, Ambattha, è proprio la stessa cosa. Coloro che, come tu dici, erano i primi saggi dei bramani, esperti e maestri dei mantra, i cui antichi versi sono cantati, recitati e declamati dai bramani odierni—Atthaka, Vamaka, Vessamitta, Yamataggi, Angirasa, Bharadvaja, Vasettha, Kassapa, Bhagu—i cui mantra sono stati tramandati oralmente a te e al tuo maestro: non sei ancora in grado di diventare un saggio o uno che ha praticato il sentiero dei saggi—ciò non è possibile.

Cosa pensi, Ambattha? Cosa hai sentito dire dai venerabili ed anziani bramani, maestri dei maestri? Quei primi saggi …, Atthaka, … Bhagu—si divertivano, si profumavano, si ornavano con ghirlande e corone di fiori, vestivano bianchi vestiti, indulgevano nei piaceri dei sensi, come usate fare tu ed il tuo maestro?” “No di certo, Venerabile Gotama.”

“O mangiavano cibo scelto e raffinato, accompagnato da varie salse e spezie, come usate fare tu ed il tuo maestro?” “No di certo, Venerabile Gotama.”

“O si divertivano con donne vestite in maniera indecente, come usate fare tu ed il tuo maestro?” “No di certo, Venerabile Gotama.”

“O viaggiavano con carri trainati da giumente dalle code intrecciate, spronate da lunghi bastoni appuntiti?” “No di certo, Venerabile Gotama.”

“O dimoravano in città fortificate da bastioni o da alte mura?” “No di certo, Venerabile Gotama.”

“Quindi, Ambattha, né tu né il tuo maestro siete dei saggi o seguite il sentiero dei saggi. Ed ora, per quattro dubbi e incertezze su di me, chiariremo queste cose attraverso le tue domande e le mie risposte.”

Poi, dopo essere uscito dalla sua dimora, il Sublime iniziò a camminare, ed Ambattha fece lo stesso. Camminando vicino al Sublime, Ambattha osservò i 32 segni di un Grande Uomo sul corpo del Sublime. Così poté vederli tutti tranne due. Rimase col dubbio su questi due segni: genitali coperti da una guaina e lingua ampia.

Il Sublime, notando i dubbi di Ambattha mediante i suoi poteri psichici, fece in modo da fargli vedere i suoi genitali coperti da una guaina, poi cacciò fuori la lingua e toccò con la punta le orecchie e le narici, e poi coprì con la lingua tutta la fronte. Allora Ambattha pensò: “L’asceta Gotama possiede tutti i 32 segni maggiori di un Grande Uomo, tutti in modo completo senza nessuno escluso.” Poi disse al Sublime: “Posso andare, Venerabile Gotama? Ho molto da fare.” “Ambattha, fa ciò che ritieni opportuno.”

Nel frattempo il bramano Pokkharasati era uscito per sederi nel suo giardino con un gran numero di bramani, aspettando Ambattha. Quindi Ambattha giunse al giardino. Arrivò col carro fin dove poteva e poi proseguì a piedi per raggiungere il posto dove stava Pokkharasati. Quindi lo salutò e si sedette ad un lato. Poi Pokkharasati disse:

“Bene, caro ragazzo, hai visto il Venerabile Gotama?” “Si, Signore.”

“Il Venerabile Gotama è così come dicono o è tutto falso? E’ così la sua natura?” “Signore, è come dicono, è di tale natura e non il contrario. Egli possiede i 32 segni maggiori di un Grande Uomo, tutti in mondo completo senza nessuno escluso.”

“Avete conversato tu e l’asceta Gotama?” “Si, Signore.”

“E di cosa avete conversato?” Così Ambattha riferì a Pokkharasati tutto ciò che si erano detti lui ed il Sublime.

A queste parole Pokkharasati esclamò: “Sei un bravo discepolo, un buon saggio, un serio esperto nei Tre Veda! Chi va in giro a sparlare, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascerà in mondi malvagi, diabolici, negli inferi!Hai insultato il Venerabile Gotama, come risultato delle cose che ha detto contro noi!” Era così arrabbiato ed adirato che mandò via Ambattha e volle subito vedere il Sublime.

Ma i bramani dissero: “E’ troppo tardi per incontrare il Venerabile Gotama oggi. Il Venerabile Pokkharasati potrà vederlo domani.”

Allora Pokkharasati, dopo aver consumato un ottimo pasto preparato nella sua casa, si avviò con la luce delle torce da Ukkattha verso la foresta di Icchanankala. Viaggiò col carro fin dove era possibile per poi proseguire a piedi fin dove dimorava il Sublime. Dopo aver scambiato cortesi saluti con il Sublime si sedette ad un lato e disse:

“Venerabile Gotama è venuto a recarti visita il nostro discepolo Ambattha?” “Sì, bramano.” “E avete conversato?” “Sì.” “E di cosa avete conversato?”

Allora il Sublime riferì a Pokkharasati ciò che si erano detti lui ed Ambattha.

A queste parole, Pokkharasati disse al Sublime: “Venerabile Gotama, Ambattha è un giovane sciocco. Possa il Venerabile Gotama perdonarlo.” “bramano, possa Ambattha essere felice.”

Allora Pokkharasati cercò i 32 segni maggiori di un Grande Uomo sul corpo del Sublime e li vide tutti tranne due: i genitali coperti da una guaina e la lingua ampia. Il Sublime, notando i dubbi di Pokkharasati mediante i suoi poteri psichici, fece in modo da fargli vedere i suoi genitali coperti da una guaina, poi cacciò fuori la lingua e toccò con la punta le orecchie e le narici, e poi coprì con la lingua tutta la fronte. Allora Pokkharasati pensò: “L’asceta Gotama possiede tutti i 32 segni maggiori di un Grande Uomo, tutti in modo completo senza nessuno escluso.”

Poi disse al Sublime: “Possa il Venerabile Gotama accettare un pasto da me oggi col il suo Ordine dei monaci!” Ed il Sublime acconsentì in silenzio.

Notando il suo consenso, Pokkharasati disse al Sublime: “Venerabile Gotama il pasto sarà preparato.” Ed il Sublime, di mattina presto dopo aver preso mantello e scodella, si recò col suo Ordine dei monaci alla dimora di Pokkharasati, e si sedette al posto preparato. Poi Pokkharasati servì personalmente il Sublime con cibo scelto e raffinato, mentre i giovani servirono i monaci. Quindi quando il Sublime pose la mano sulla scodella, Pokkharasati si sedette ad un lato su uno sgabello basso.

Appena seduto Pokkharasati, il Sublime diede un insegnamento sulla generosità, sulla virtù e sui regni celesti, mostrando il pericolo, la degradazione e la corruzione della brama dei senso, ed i benefici della vita ascetica. E quando il Sublime fu consapevole che la mente di Pokkharasati era pronta, duttile, libera dagli ostacoli, gioiosa e calma, predicò un sermone sul Dhamma in breve: sulla sofferenza, sulla sua origine, sulla sua cessazione e sul sentiero che conduce alla fine della sofferenza.

E Pokkharasati, dopo aver visto, raggiunto, sperimentato e penetrato il Dhamma, dopo aver trasceso il dubbio, ottenuto la perfetta fede nella dottrina del Maestro disse: “Eccellente, signore, eccellente! Proprio come se si rivoltasse ciò che era capovolto, si rivelasse ciò che era nascosto, si mostrasse la via a chi si era smarrito, o si recasse una luce nell’oscurità in modo che chi ha occhi possa vedere le forme, allo stesso modo il Maestro Gotama—con vari metodi—ha reso chiaro il Dhamma. Io, assieme a mio figlio, mia moglie, i miei ministri e miei consiglieri, prendo rifugio nel Venerabile Gotama, nel Dhamma e nel Sangha. Possa il Venerabile Gotama accettarmi come seguace laico che ha preso in lui rifugio, da questo giorno e per tutta la vita. E quando il Sublime renderà visita ad altre famiglie o seguaci laici di Ukkattha, possa anche rendere visita alla famiglia di Pokkharasati. Ed ogni fanciullo o fanciulla porterà rispetto al Venerabile Gotama, alzandosi prima di lui, offrendogli una sedia e dell’acqua, e tutto ciò sarà per il loro beneficio e felicità per molto tempo.”

“Ben detto, bramano!”