Dīgha Nikāya

Kutadanta Sutta

5. Un sacrificio senza sangue

Così ho sentito. Una volta il Sublime viaggiava nel Magadha con una grande comunità di circa cinquecento monaci, e arrivò al villaggio chiamato Khanumata. Là prese dimora nel parco di Ambalatthika. In quel tempo il Bramano Kutadanta viveva a Khanumata, un luogo ricco e popoloso pieno di ogni bene, donato dal Re Seniya Bimbisara del Magadha come regalo reale e con poteri reali. Quindi Kutadanta preparò un grande sacrificio: settecento tori, settecento giovenchi, settecento giovenche, settecento caproni e settecento arieti erano tutti legati ai posti sacrificali.

I Bramani e i capifamiglia di Khanumata sentirono dire: “L’asceta Gotama dimora ad Ambalatthika.” Costui è un Arahant, un Buddha Perfettamente e Completamente Risvegliato, con perfetta conoscenza e condotta, il Glorioso, conoscitore del cosmo, maestro insuperabile di coloro che vogliono essere istruiti, maestro di esseri umani e divini, il Risvegliato, il Beato. Egli insegna il Dhamma ammirevole all’inizio, nel mezzo e alla fine. Egli proclama la vita santa nella sua completezza ed essenza, interamente perfetta, colma di purezza. Questa è la prima persona che appare nel mondo, per il beneficio e la felicità di molti, per compassione del mondo—per il benessere e per la felicità di esseri umani e divini. “Così i Bramani e i capifamiglia lasciarono Khanumata in grande numero e si recarono ad Ambalatthika.

Proprio allora, Kutadanta, si trovava alla sua veranda per passare il resto del giorno, vide tutti i Bramani e i capifamiglia andare verso Ambalatthika, così chiese al suo assistente la ragione. L’assistente rispose: “Signore, è l’asceta Gotama, e così dicono di lui: “Costui è un Arahant, un Buddha Perfettamente e Completamente Risvegliato, con perfetta conoscenza e condotta, il Glorioso, conoscitore del cosmo, maestro insuperabile di coloro che vogliono essere istruiti, maestro di esseri umani e divini, il Risvegliato, il Beato. Egli insegna il Dhamma ammirevole all’inizio, nel mezzo, e alla fine. Egli proclama la vita santa nella sua completezza ed essenza, interamente perfetta, colma di purezza. Questa è la prima persona che appare nel mondo, per il beneficio e la felicità di molti, per compassione del mondo—per il benessere e per la felicità di esseri umani e divini.” Ecco perché vanno ad incontrarlo.

Allora Kutadanta pensò: “Ho sentito che l’asceta Gotama sa come condurre con successo il triplice sacrificio con i suoi sedici requisiti. Ora io non capisco tutto questo, ma ho intenzione di fare un grande sacrificio. Se andassi dall’asceta Gotama a chiedere consiglio?” Quindi spedì il suo assistente dai Bramani e dai capifamiglia di Khanumata per chiedere a loro di aspettarlo.

In quel tempo un centinaio di Bramani erano a Khanumata per prendere parte al sacrificio di Kutadanta. Sentendo della sua intenzione di visitare l’asceta Gotama, andarono e gli chiesero se questo fosse vero. “E’ così, gentiluomini, farò visita all’asceta Gotama.”

“Signore, non visitate l’asceta Gotama, non è opportuno! Se il Reverendo Kutadanta recherà visita all’asceta Gotama, la sua reputazione diminuirà e quella dell’asceta Gotama aumenterà. Perciò, non è opportuno che il Venerabile Sonandanda incontri l’asceta Gotama, ma piuttosto l’asceta Gotama dovrebbe incontrarlo. Il Reverendo Kutadanta è di buona famiglia da parte di madre e di padre, di nobile discendenza fino alla settima generazione, di nascita perfetta, non dovrebbe incontrare l’asceta Gotama, ma piuttosto l’asceta Gotama dovrebbe incontrarlo. Il Reverendo Kutadanta possiede grandi ricchezze e proprietà … Il Reverendo Kutadanta è uno studioso, maestro dei mantra, esperto dei Tre Veda, conoscitore delle pratiche e dei rituali, possiede i segni maggiori di un Grande Uomo. Il bramano Kutadanta è ameno, attraente, di bella carnagione, sano e simile a Brahma. E’ virtuoso, gentile, dotato di una chiara e pura parola. E’ il maestro dei maestri, insegna i mantra a trecento giovani, e molti altri, giunti da regioni e province diverse, sono desiderosi di imparare i mantra da lui. Egli è saggio, venerando, mentre l’asceta Gotama è giovane e da poco divenuto un asceta errante. Il Reverendo Kutadanta è stimato, onorato, riverito, rispettato dal Re Seniya Bimbisara e dal Bramano Pokkharasati. Vive a Khanumata, un luogo popoloso, ricco di vegetazione, di boschi, di acqua e mais, a lui donato dal Re Seniya Bimbisara del Magadha come dono reale e con poteri reali. Pertanto, non è opportuno che incontri l’asceta Gotama, ma piuttosto l’asceta Gotama dovrebbe incontrarlo.”

“Ora ascoltate, gentiluomini, vi spiego perché è opportuno incontrare il Ven. Gotama, e perché non è opportuno che lui incontri noi. L’asceta Gotama è di buona famiglia, da parte di madre e di padre, di nobile discendenza fino alla settima generazione, di nobile discendenza fino alla settima generazione, di nascita perfetta. Pertanto è opportuno per noi incontrarlo. Egli ha abbandonato tutte le sue ricchezze per seguire il sentiero, nel pieno delle forze e della gioventù e si è dato alla mendicità, dopo aver tagliato capelli e barba ed aver indossato la veste gialla, ha lasciato i suoi genitori addolorati e piangenti per seguire la via dell’ascetismo. Egli è bello, … virtuoso,… di retta parola, … il maestro dei maestri. Ha abbandonato la sensualità e disperso la superbia. Egli insegna l’azione ed i frutti dell’azione, onorando il retto modo di vivere del bramano. Egli è un asceta di nobile nascita, discendente da un’illustre famiglia dei Khattiya. E’ un asceta appartenente ad una ricca famiglia, di grandi ricchezze e possessi. Le persone lo consultano giungendo da regni e terre straniere. Migliaia di Deva hanno preso rifugio in lui. L’asceta Gotama è giunto a Khanumata e dimora ad Ambalatthika. Ogni asceta e bramano lo consultano giungendo da regni e terre straniere. Migliaia di Deva hanno preso rifugio in lui. Egli è molto venerato.”

Nel sentire questo, i Bramani dissero a Kutadanta: “Signore, se è così, allora tutti dobbiamo rendere visita all’asceta Gotama, anche se vivesse centinaia di yojana da qui. Quindi, signore, renderemo visita all’asceta Gotama.” Così Kutadanta si recò con una grande comunità di Bramani nel parco di Ambalatthika. Lì giunto Kutadanta si avvicinò al Sublime, lo salutò cortesemente e si sedette ad un lato. Alcuni Bramani e capifamiglia si inchinarono al Sublime, altri scambiarono cortesie con lui, altri ancora lo salutarono con reverenza e si sedettero ad un lato in silenzio.

Dopo essersi seduto ad un lato, Kutadanta si rivolse al Sublime: “Venerabile Gotama, ho sentito che sa come condurre con successo il triplice sacrificio con i suoi sedici requisiti. Ora io non so tutto questo, ma voglio fare un grande sacrificio. Sarebbe bene se l’asceta Gotama me lo spiegasse.” “Allora ascolta, Bramano, presta attenzione, ed io te lo spiegherò. “Sì, Signore”—disse Kutadanta, ed il Sublime disse:

“Bramano, c’era una volta un re chiamato Mahavijita. Era ricco, con molte proprietà e possessi, pieno d’oro ed argento, di risorse e requisiti, con molto denaro, con una tesoreria piena e un abbondante granaio. Una volta, durante la sua meditazione, pensò: “Ho acquisito grande ricchezza e territori. Ora se facessi un grande sacrificio mi darebbe benessere e felicità per molto tempo?” Così chiamò il suo cappellano e gli disse il suo pensiero: “Voglio fare un grande sacrificio. Mi istruisca, Venerabile Signore, affinché sia di mio beneficio per lungo tempo.”

Il cappellano rispose: “Il paese di Sua Maestà è assalito da ladri, è devastato, villaggi e città sono distrutti, la campagna è infestata da briganti. Se Sua Maestà tassasse questa regione sarebbe un errore. Se Sua Maestà pensasse: “Io mi libererò di questa piaga, dei ladri, delle uccisioni e dei sequestri, delle minacce, ma la piaga non cesserebbe completamente. Coloro che sopravvivranno danneggerebbero lo stesso il regno di Sua Maestà. Con questo piano voi potete eliminare completamente la piaga. Ai sudditi che coltivano raccolti ed allevano bestiame, distribuisca grano e foraggio; agli artigiani dia un capitale; ai governatori date degli onesti salari. Così quelle persone, intente alle loro occupazioni, non danneggeranno il regno. I redditi di Sua Maestà saranno grandi, il regno sarà tranquillo e non assalito da ladri, e le persone, con gioia nei loro cuori giocheranno coi loro bambini, e vivranno in pace.”

“Sia così!”—disse il re accettando il consiglio del cappellano. E così fece.

Tempo dopo il Re Mahavijita disse al cappellano: “Ho eliminato la piaga dei ladri seguendo il suo piano, così il mio reddito è cresciuto, il regno è tranquillo e non assalito da ladri e le persone vivono in pace. Ora desidero fare un grande sacrificio. Mi istruisca affinché sia di mio beneficio e felicità per lungo tempo.” “Per questo, Maestà, dovrebbe convocare i suoi guerrieri, i suoi consulenti e consiglieri, i Bramani più influenti ed i capifamiglia più ricchi del suo regno dicendo loro: “Desidero fare un grande sacrificio. Mi assistano in questo, gentiluomini, per avere beneficio e felicità durevoli.”

Il Re fu d’accordo, e così fece. “Tutto è pronto per il sacrificio, Maestà. Queste quattro caste assisteranno al sacrificio.”

“Il Re Mahavijjta è dotato di otto qualità. E’ di buona famiglia … come prima … di buona nascita. E’ bello, … di bell’aspetto. E’ molto ricco … con un tesoriera piena e granai colmi.E’ potente, proprietario di un possente esercito, leale, onesto, di ottima reputazione fra i suoi nemici. E’ colmo di fede e non sbatte le sue porte agli asceti, ai bramani, ai pellegrini ed ai mendicanti—un oceano di bontà. E’ molto istruito. Sa ciò che dice. E’ un buon discepolo, saggio, capace di comprendere i vantaggi nel passato, nel futuro o nel presente. Il Re Mahavijjta è dotato di queste otto qualità. Ciò costituisce un vantaggio per il sacrificio.

“Il cappellano bramano è dotato di quattro qualità. E’ di ottima nascita … E’ un discepolo, esperto dei mantra … E’ virtuoso, di grande virtù, di una virtù sempre in crescita. E’ dotto, retto e saggio, ed è il primo o il secondo adatto a mantenere il mestolo sacrificale.

Prima del sacrificio, il cappellano del Bramano insegnò al Re i tre modi. “E’ probabile che Sua Maestà abbia dei rimorsi nel compiere il sacrificio: “Io perderò molta ricchezza”—o durante il sacrificio—“Io sto perdendo molta ricchezza”—o dopo il sacrificio—“Io ho perso molta ricchezza.” In questi casi, Sua Maestà non dovrebbe avere tali rimorsi.”

Prima del sacrificio, il cappellano disperse i rimorsi del Re elencandogli dieci condizioni: “Signore, verranno al sacrificio coloro che uccidono e coloro che si astengono dall’uccidere. Coloro che uccidono, avranno le loro conseguenze; mentre coloro che si astengono dall’uccidere avranno un sacrificio riuscito e si allieteranno in lui, e le loro menti saranno calmate. Verranno coloro che prendono ciò che non è dato e coloro che si astengono…, coloro che conducono una vita sessuale illecita e coloro che si astengono…, coloro che mentono…, appagati nella calunnia e nelle parole nocive e frivole…, coloro che sono bramosi e coloro che non lo sono, coloro che credono in false teorie e coloro che credono in rette teorie. A coloro che credono in false teorie il sacrificio risulterà di conseguenza, ma coloro che credono in rette teorie avranno un sacrificio riuscito e si allieteranno in lui, e le loro menti saranno calmate.” Quindi il cappellano disperse i dubbi del Re con queste dieci condizioni.

Quindi il cappellano istruì il Re che si preparava per il grande sacrificio con sedici ragioni, l’esortò, l’ispirò ed allietò il suo cuore. è probabile che qualcuno dica: “Il Re Mahavijita sta facendo un grande sacrificio, ma non ha invitato i suoi Khattiya…, i suoi consulenti e consiglieri, i Bramani più influenti e i capifamiglia più ricchi… “Ma tali parole non rispondono a verità, perchè il Re li ha invitati. Così il Re può sapere che avrà un sacrificio riuscito e si allieterà in lui, e la sua mente sarà calmata. O è probabile che qualcuno dica: “Il Re Mahavijita sta facendo un grande sacrificio, ma non è di buona famiglia da parte di madre a da parte di padre… “Ma tali parole non rispondono a verità… O è probabile che qualcuno dica: “Il suo cappellano non è di buona famiglia … “Ma tali parole non rispondono a verità. Così il cappellano istruì il Re con queste sedici ragioni.

“In questo sacrificio, Bramano, nessun toro fu ucciso, né capre o pecore, né galli e maiali, né altri esseri viventi furono macellati, né tagliati alberi o erba, e gli schiavi, servitori o lavoratori non eseguirono i loro compiti per timore di bastonate o minacce. Ognuno era libero di decidere se lavorare o no: facevano ciò che volevano fare, e non ciò che non volevano fare. Il sacrificio fu eseguito con ghee, petrolio, burro, cagliate, miele e melasse.”

“Poi, il Bramano, i Khattiya …, i ministri e i consiglieri, i Bramani influenti, i capifamiglia più ricchi della città e della regione, dopo aver ricevuto una rendita sufficiente, si recarono dal Re Mahavijita e dissero: “Abbiamo portato sufficiente ricchezza, Maestà l’accetti per favore.” “Gentiluomini, ho già abbastanza ricchezza. Se qualcosa è avanzata, portatela via.”

Al rifiuto del Re, si consultarono. “Non è giusto per noi riportare indietro questa ricchezza alle nostre case. Il Re sta facendo un grande sacrificio. Seguiamo il suo esempio.”

Quindi i Khattiya posero i loro doni ad oriente del pozzo sacrificale, i consulenti e i consiglieri misero i loro a sud, i Bramani ad occidente ed i capifamiglia più ricchi a nord. Ed in questo sacrificio nessun toro fu ucciso, … Ognuno era libero di decidere se lavorare o no: facevano ciò che volevano fare, e non ciò che non volevano fare. Il sacrificio fu eseguito con ghee, petrolio, burro, cagliate, miele e melasse. Erano presenti le quattro caste più influenti, e il Re Mahavijita fu dotato di otto cose, il cappellano di quattro cose in tre modi. Questo, Bramano, è chiamato il sacrificio riuscito in tre modi.

A queste parole i Bramani esultarono: “Che sacrificio eccezionale! Che modo splendido di compiere un sacrificio! “Ma Kutadanta sedeva in silenzio. Ed i Bramani gli chiesero perché non lodava le eccellenti parole dell’asceta Gotama. Egli rispose: “Non è che io non le lodi. La mia testa si dividerebbe in sette parti se non lo facessi. Ma mi colpisce che l’asceta non dica: “Ho sentito questo”, o “E’ stato così”, ma lui dice: “Era cosi in quel tempo.” E così, gentiluomini, mi sembra che l’asceta Gotama sia vissuto in quel tempo con il Re Mahavijita, il signore del sacrificio, o con il cappellano del Bramano che condusse il sacrificio per lui. Il Venerabile Gotama ammette che ha compiuto, o condotto quel sacrificio e una volta morto, dopo la dissoluzione del corpo, è rinato in una buona sfera, in un stato paradisiaco?” “Sì, Bramano. Io ero il cappellano del Bramano che condusse quel sacrificio.”

“E, Venerabile Gotama, esiste un altro sacrificio più semplice, meno difficile, più fruttifero e proficuo di questo sacrificio coi suoi sedici attributi?” “Esiste, Bramano.”

“Qual è, Venerabile Gotama?” “Ogni qualvolta vengono dati doni regolari da famiglie agli asceti virtuosi, questi costituiscono un sacrificio più fruttifero e proficuo di quello.”

“Perché, Venerabile Gotama, e per qual ragione è migliore?”

“Bramano, nessun Arahant o coloro che hanno ottenuto lo stato di Arahant danno valore a tale sacrificio. Perché? Perché, in quel sacrificio, loro vedono dei pericoli. Ma prestano attenzione al sacrificio con cui vengono dati doni agli asceti virtuosi, perché non ci sono pericoli. Ecco perché quel genere di sacrificio è più fruttifero e proficuo.”

“Ma, Venerabile Gotama, c’è un sacrificio più proficuo di questi?” “C’è, Bramano.”

“Qual è, Venerabile Gotama?” “Bramano, chi offre ricovero per il Sangha che viene dai quattro trimestri, ciò costituisce un sacrificio più proficuo.”

“Ma, Venerabile Gotama, c’è un sacrificio più proficuo di questi tre?” “C’è, Bramano.”

“Qual è, Venerabile Gotama?” “Bramano, chi, con un cuore puro, prende rifugio nel Buddha, nel Dhamma e nel Sangha, ciò costituisce un sacrificio più proficuo di questi tre.”

“Ma, Venerabile Gotama, c’è un sacrificio più proficuo di questi quattro?” “C’è, Bramano.”

“Qual è, Venerabile Gotama?” “Bramano, chi, con un cuore puro, intraprende i precetti—astenersi dall’uccidere, dal prendere quello che non è dato, dall’immoralità sessuale, dal mentire e dal prendere alcol e droghe—ciò costituisce un sacrificio più proficuo di questi quattro.”

“Ma, Venerabile Gotama, c’è un altro sacrificio più proficuo di questi cinque?” “C’è, Bramano.”

“Qual è, Venerabile Gotama?” “Bramano, un Tathagata, un Perfettamente e Completamente Risvegliato, con perfetta conoscenza e condotta, il Glorioso, conoscitore del cosmo, maestro insuperabile di coloro che vogliono essere istruiti, maestro di esseri umani e divini, il Risvegliato, il Beato. Egli insegna il Dhamma ammirevole all’inizio, nel mezzo, e alla fine. Egli proclama la vita santa nella sua completezza ed essenza, interamente perfetta, colma di purezza. Questa è la prima persona che appare nel mondo, per il beneficio e la felicità di molti, per compassione del mondo—per il benessere e per la felicità di esseri umani e divini.

Così un monaco è perfezionato in moralità. Lui raggiunge i quattro jhana… vedi Digha Nikaya 2

Ciò Bramano, è un sacrificio più semplice, meno difficile, più fruttifero e più proficuo di tutti gli altri. Ed oltre a questo non c’è nessun altro sacrificio più grande e più perfetto.”

“Magnifico, Maestro Gotama! Straordinario! Proprio come se si rivoltasse ciò che era capovolto, rivelare ciò che era nascosto, mostrare la via a chi si era smarrito, o recare una luce nell’oscurità in modo che chi ha occhi possa vedere le forme, allo stesso modo il Maestro Gotama—con vari metodi—ha reso chiaro il Dhamma. Io prendo rifugio nel Maestro Gotama, nel Dhamma, e nella comunità dei monaci. Possa il maestro Gotama accettarmi come seguace laico che ha preso in lui rifugio, da questo giorno e per tutta la vita. Inoltre, Venerabile Gotama, libererò i settecento tori, i settecento giovenchi, le settecento giovenche, i settecento caproni e i settecento arieti. Li lascio in vita, li ciberò con erba verde ed acqua fresca per bere.”

Poi il Sublime predicò un sermone a Kutadanta, sulla generosità, sulla moralità e sul regno celeste, mostrando il pericolo, la degradazione e la corruzione del desiderio dei sensi ed il profitto della rinuncia. Quando il Sublime seppe che la mente di Kutadanta era pronta, malleabile, libera dagli ostacoli, gioiosa e calma, predicò un sermone sul Dhamma in breve: sulla sofferenza, sulla sua origine, sulla sua cessazione, ed il sentiero che conduce alla fine della sofferenza. Così nel Bramano Kutadanta, si aprì la strada del Dhamma e seppe che: “Ciò che ha un’origine è soggetto alla cessazione.”

Poi Kutadanta, avendo visto, raggiunto, sperimentato e penetrato il Dhamma disse: “Possa il Venerabile Gotama con il suo ordine di monaci accettare un pasto da me domani!”

Il Sublime acconsentì in silenzio. Allora Kutadanta notando il suo consenso, si alzò, salutò il Sublime con rispetto ed andò via. All’alba preparò, nel luogo del sacrificio, un lauto pasto, e quando fu pronto annunciò: “Venerabile Gotama, è ora; il pasto è pronto.” Ed il Sublime, di mattina presto, dopo aver preso mantello e scodella, si recò con i monaci si recò nel luogo del sacrificio, dove si sedette al posto preparato. E Kutadanta servì personalmente il Buddha ed i suoi monaci con cibo grezzo e raffinato fino a che non furono sazi. Quando il Sublime fu sazio, avendo tolto la mano dalla scodella, Kutadanta prese uno sgabello basso e si sedette accanto.

Allora il Sublime, dopo aver istruito, ispirato, deliziato ed entusiasmato Kutadanta con un discorso sul Dhamma, si alzò dal suo posto e partì.